lunedì 29 giugno 2020

Il valore dell'assenza

Scrivo per quelli che seguono, più o meno regolarmente, questo blog. Scrivo per quanti, un certo giorno a venire, vedranno che il blog non è più aggiornato. Succede spesso con Facebook, vedere un profilo non più aggiornato da mesi o anni e si intuisce la verità. Una verità nient'affatto strana o sorprendente. Ma ai meno distratti, in casi del genere, non sarà sfuggito il valore di un'assenza. 

Capita a chi ha amato molto e non gli resta altro che qualche oggetto del perduto amore. Perduto per qualsiasi motivo. Oggetti che rimandano a momenti di vita vissuta, oppure a semplici emozioni provate. Oggetti che non sono solo oggetti. Battisti e Panella avrebbero detto che trattasi di Cose che pensano... 

Una testimonianza che pare una tomba bianca sotto il sole e che, tuttavia, non dovrebbe generare altro che memoria. Come accade ascoltando la canzone di un artista deceduto, o guardando un film in banco ne nero dove la stragrande maggioranza degli attori ora recita in un palcoscenico differente davvero. Non bisogna averne paura: la morte è una compagna di viaggio irrinunciabile e straordinariamente interessante. Ci parla all'orecchio, suggerisce le migliori strategie e ci mette in guardia. 

Ne parlava molto bene Castaneda, che poi ha raggiunto quella regione descritta sempre molto bene nei suoi libri. Non poteva certo temerla perché una regione lontana e fredda è solo una regione lontana e fredda, non una punizione, e neppure un incubo. 

Un altro artista, Celentano, ha scritto e cantato forse la sua canzone migliore  dedicandola a un amico scomparso, Lucio Battisti: L'Arcobaleno

Di uno scrittore, restano i libri, che parlano comunque per destino elettivo, parlano a tutti e sempre. Testimoniano una vita e non un'assenza. 

Un blog, magari, è diverso. Le pagine, ovvero i post, sono ordinati cronologicamente. Un inizio pretende una fine, da queste parti, non c'è nulla da fare. 

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