domenica 5 luglio 2020

Le moderne metropoli sono ancora una giusta soluzione abitativa?

Nella mia recente raccolta di racconti VITTIME SACRIFICABILI, ancora inedita, ho affrontato vari argomenti, tutti ispirati dal periodo di grande emergenza sanitaria dovuta al contagio da Covid 19. E non solo. 

Dato che nei miei racconti inserisco sempre vicende reali o verosimili, negli otto racconti che compongono la raccolta, potrete leggere anche Come il Vento, che parla di un male particolare, un contagio che non proviene da un virus o da un batterio. E' quel male di vivere che molti poeti hanno cantato e alcuni scrittori hanno affrontato e spiegato a modo loro. 

Voglio descrivervi questo racconto in quanto lo stress da metropoli moderna costituisce, secondo me, un vero e proprio pericolo sociale. 

Per molto tempo, nella storia umana, il concetto di grande città, oggi definita spesso metropoli, ha prodotto il concetto di un riparo, un'occasione di lavoro o di istruzione. Le comunità primitive, cercavano un luogo adatto per la presenza di acqua e di cibo, poi costruivano palizzate o cinta di mura, più tardi, per difendersi e quindi il concetto di città organizzata nasceva su queste basi. 

Durante la Rivoluzione Industriale, ovviamente, le città si sono ingrandite enormemente, richiamando masse di persone dalle campagne e quindi, oltre a ridurre le popolazioni che vivevano nei villaggi immersi nel verde di boschi o foreste, vicino alle aree destinate alle coltivazioni, e ghettizzare  la produzione agricola, hanno provocato un vero e proprio affollamento in quartieri periferici e degradati. 

Le attività operaie e dei tecnici specializzati si sono sviluppate man mano che cresceva povertà ed emarginazione sociale, spesso accompagnando tali dinamiche con il lavoro minorile e delle donne, non certo liberate dai vincoli atavici ma sfruttate al pari degli uomini. La modernizzazione dei due secoli seguenti ha incentivato le comunicazioni e promosso certe dinamiche sociali positive oltre a vedere, purtroppo, l'ingrandirsi contemporaneo e senza freni delle vecchie metropoli, anche a causa della crescita dei commerci.

 Oggi, abbiamo questi mostri urbani che insistono su aree oltremodo degradate, sporche perché producono peraltro migliaia di tonnellate di rifiuti difficilmente trattabili. Molte persone vorrebbero tornare a una vita più sana e con meno costrizioni: il tran tran giornaliero di migliaia di lavoratori che si spostano dalle periferie al centro e ritornano nelle fasce orarie 7-9 e 17-19 costituiscono una delle maggiori fonti di stress urbano che conosciamo e subiamo. 

Il lavoro che può offrire una di queste metropoli, difficilmente costituisce un traguardo che soddisfa le esigenze di guadagno e di sviluppo interiore delle persone. I lavoratori italiani sono infatti tra i meno pagati in Europa e tra coloro che devono lavorare più a lungo per ottenere la pensione, oggi fissata a 67 anni. Più che lavoro produttivo e sano trattasi di sfruttamento fino alla vecchiaia.

Come il Vento racconta la storia di un impiegato qualunque che incontra casualmente una dark lady affascinante come l'idea di libertà che ispira. La donna, giovane e bella, è in realtà una persona che vive ai margini della società, predando e fuggendo da un posto all'altro, apparentemente senza meta. Da vittima di questa misteriosa e bellissima signora, il nostro impiegato si scopre suo emulo per il fascino di una vita finalmente scevra da condizionamenti sociali e costrizioni materiali. Il prezzo che si paga per la libertà, o liberazione che sia, è comunque salato. Noi tutti siamo consapevoli di questo problema esistenziale.

Del resto, dovremmo rassegnarci a vivere in una gabbia? Oppure, escogitare un metodo, qualunque metodo, per vivere più liberi? Siamo pronti a pagarne il prezzo?

VITTIME SACRIFICABILI può forse rispondere a tale dilemma.  Quando un editore serio e concreto offrirà al sottoscritto un contratto decente, potrete leggere i racconti che include. Dovrete attendere ancora qualche giorno. 



Nessun commento:

Posta un commento