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sabato 31 ottobre 2020

Le donne che ricordiamo

 Post necessariamente al maschile. Spesso, nei miei libri, inserisco figure femminili immaginarie; altre volte, descrivo persone realmente conosciute. Tutte, più delle figure maschili, simboleggiano emozioni vissute da me, conosciute o appena sfiorate. 

Essendo eterosessuale, mi accorgo che i miei personaggi femminili sono, in realtà, una parte emozionalmente più cara dei pur ottimi personaggi maschili. Lo so che questo sembra un discorso fortemente speculativo eppure, i miei libri sono un concentrato di emozioni oltre che di idee. Ne sono consapevole e solo per questo motivo giustifico un tale squilibrio emozionale volto al femminile.

Potrei raccontarvi come ho creato i personaggi femminili che tanto mi emozionano, forse perché sono donne che non ho mai conosciuto e che avrei invece voluto incontrare. Sarebbe, tuttavia, un esercizio sterile. Mi bastano, per perderci la testa e il cuore, le donne che ho invece conosciuto e che, per sviluppare le storie che racconto, ho dovuto descrivere nei miei romanzi e nei racconti. Un'evocazione a tratti dolorosa. 

L'amore è un sentimento controverso e la mente non può neppure pensare di esplorarlo e comprenderlo. Le creazioni letterarie sono però un fatto mentale. Se fossero un momento emozionale, somiglierebbero troppo ai sogni.

Molte meglio di me, i poeti hanno saputo usare i versi per evocare figure di donna a loro particolarmente care, nel ricordo o nel rimpianto. Questo perché la poesia è a metà tra l'arte e il sogno. Ci porta comunque in un reame astratto per il ragionamento puro e che tuttavia sentiamo vivere nel plesso solare.

Spesso si cita la più conosciuta poesia di Pol, Le Passanti; stavolta, voglio invece farvi conoscere l'altrettanto struggente poesia di Baudelaire: A una passante. Mi torna in mente spesso, quando scrivo di donne.

 

La via assordante strepitava intorno a me. 
Una donna alta, sottile, a lutto, in un dolore 
immenso, passò sollevando e agitando 
con mano fastosa il pizzo e l’orlo della gonna 
agile e nobile con la sua gamba di statua

Ed io, proteso come folle, bevevo 
la dolcezza affascinante e il piacere che uccide 
nel suo occhio, livido cielo dove cova l’uragano. 

Un lampo, poi la notte! – Bellezza fuggitiva 
dallo sguardo che m’ha fatto subito rinascere, 
ti rivedrò solo nell’eternità? 

Altrove, assai lontano di quì! Troppo tardi! Forse mai! 
Perchè ignoro dove fuggi, né tu sai dove io vado, 
tu che avrei amata, tu che lo sapevi!

 A UNA PASSANTE di Charles Baudelaire - YouTube

martedì 2 giugno 2020

2 Giugno all'insegna dell'Arte... e meno male. Ma dite la verità, vi prego.


Dal 1949, il 2 Giugno è Festa della Repubblica. L'abbiamo celebrata in vari modi, negli anni. Stavolta, a parte la cerimonia con il Presidente della Repubblica e il volo delle Frecce Tricolori, c'è un altro avvenimento da vedere assolutamente. Parlo della mostra per i 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio, forse il più grande artista del Rinascimento, presso le Scuderie del Quirinale. Dal 2 giugno al 30 agosto potrete gustarvi un riassunto che si annuncia bellissimo delle opere del grande artista. I prestatori, con grande partecipazione degli Uffizi di Firenze, sono molti musei internazionali. 


Autoritratto (Raffaello) - WikipediaInserisco in fondo a questo post il video diffuso tramite Youtube dai curatori della mostra non tanto per ingolosirvi e andare a guardarla, cosa che dovreste assolutamente fare. In realtà, questo modo di certa critica moderna di raccontare la Storia e quindi la Storia dell'Arte in modo così conformista, la odio e allora dirò la mia su Raffaello e le sue opere. 

Vi mostro come sia possibile nascondere abilmente certe indiscutibili realtà quando si parla di certe cose, omettendo, tagliando censurando quella che è stata la vera vita di Raffaello Sanzio, genio e sregolatezza assoluti. 

Un uomo, qualunque uomo, merita di essere ricordato per quel che veramente è stato o almeno per quel che noi sappiamo. Le omissioni e le vere e proprie censure non giovano a nessuno e neppure alla memoria di alcuno. 

Sto parlando del video che potete vedere qui sotto. E con questa scusa, vi racconto quel che so di certo sul grande pittore e architetto e non le fandonie comode al conformismo di questo regime. La cultura, come la scienza, dev'essere libera e non può diventare macchina al servizio di nessuno.


È uno dei più famosi ritratti di Raffaello Sanzio, dipinto ad olio su tavola (87×63 cm) 1519 circa e conservato nella Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma. 

Raffaello, intanto, non è morto per una febbre sconosciuta e imprevedibile. Non è semplicemente, riuscito a sopravvivere alle arti amatorie della sua amante, La Fornarina. E' scritto nel certificato di morte stilato il 6 aprile del 1520 che descrive la febbre invincibile che lo uccise come causata da eccessi amorosi dopo giorni e notti trascorsi con la giovane amante. 

Oltre a Marcantonio Michiel, che amava tanto l'artista da conferirgli delle facoltà divine, ne parla il Vasari in maniera chiarissima, aggiungendo che fosse:  "...persona molto amorosa affezionata alle donne e ai diletti carnali... che faceva una vita sessuale molto disordinata e fuori modo." Testuale.

E ciò toglie qualcosa al genio di quest'uomo? No, perché la genialità viene dal di dentro di un essere naturalmente imperfetto e meritevole di evolversi. Per apprezzarla in pieno dobbiamo conoscere le debolezze dell'uomo e non solo esaltarne le virtù del resto incontestabili.  

La Fornarina, si chiamava, forse, Margherita Luti, ed era una cortigiana, per voler essere gentili. La incontrò a Trastevere, affacciata da una finestrella da cui all'epoca le panetterie richiamavano la clientela tramite lo spettacolo di belle fanciulle. La Fornarina faceva un gesto, con le labbra, che non lasciava adito a equivoci e Raffaello se ne innamorò perdutamente. Questo il sonetto che le dedicò:

Un pensier dolce è rimembrare, e godo / di quell’assalto, ma più provo il danno / del patir, ch’io restai, come que’ ch’anno / in mar perso la stella, se il ver odo. / Or lingua di parlar disciogli il nodo / a dir di questo inusitato inganno / che amor mi fece per mio grave affanno; / ma lui più ne ringrazio, e lei ne lodo. / L’ora sesta era che l’occaso un sole / aveva fatto, e l’altro scorse il loco / atto più da far fatti che parole. / Ma io restai pur vinto al mio gran foco / che mi tormenta, ché dove l’uom suole / desïar di parlar, più riman fioco.

Dopo la morte del suo amante, che non era il solo, la bella Fornarina decise di ritirarsi in un convento, e non se ne seppe più nulla. La morte del grande genio sregolato scosse talmente l'opinione pubblica di allora, che la fine di colei che l'aveva, indirettamente, provocata, non fu ritenuta di grande interesse collettivo. 

Resta, per noi, il segno indelebile del grande genio sia nel campo della pittura che dell'architettura. Dell'uomo ricorderemo, in realtà, la grande passione per gli amori carnali e anche per l'amore totale, magari persino spirituale, che lo portò ad annientarsi, a soli 37 anni, tra le grazie della sua Fornarina.  

Il video: https://youtu.be/F3JDrfGfGUk

Il link utile: https://www.scuderiequirinale.it/

Raffaello-lettering-logogenesi