Post necessariamente al maschile. Spesso, nei miei libri, inserisco figure femminili immaginarie; altre volte, descrivo persone realmente conosciute. Tutte, più delle figure maschili, simboleggiano emozioni vissute da me, conosciute o appena sfiorate.
Essendo eterosessuale, mi accorgo che i miei personaggi femminili sono, in realtà, una parte emozionalmente più cara dei pur ottimi personaggi maschili. Lo so che questo sembra un discorso fortemente speculativo eppure, i miei libri sono un concentrato di emozioni oltre che di idee. Ne sono consapevole e solo per questo motivo giustifico un tale squilibrio emozionale volto al femminile.
Potrei raccontarvi come ho creato i personaggi femminili che tanto mi emozionano, forse perché sono donne che non ho mai conosciuto e che avrei invece voluto incontrare. Sarebbe, tuttavia, un esercizio sterile. Mi bastano, per perderci la testa e il cuore, le donne che ho invece conosciuto e che, per sviluppare le storie che racconto, ho dovuto descrivere nei miei romanzi e nei racconti. Un'evocazione a tratti dolorosa.
L'amore è un sentimento controverso e la mente non può neppure pensare di esplorarlo e comprenderlo. Le creazioni letterarie sono però un fatto mentale. Se fossero un momento emozionale, somiglierebbero troppo ai sogni.
Molte meglio di me, i poeti hanno saputo usare i versi per evocare figure di donna a loro particolarmente care, nel ricordo o nel rimpianto. Questo perché la poesia è a metà tra l'arte e il sogno. Ci porta comunque in un reame astratto per il ragionamento puro e che tuttavia sentiamo vivere nel plesso solare.
Spesso si cita la più conosciuta poesia di Pol, Le Passanti; stavolta, voglio invece farvi conoscere l'altrettanto struggente poesia di Baudelaire: A una passante. Mi torna in mente spesso, quando scrivo di donne.
La via assordante strepitava intorno a me.
Una donna alta, sottile, a lutto, in un dolore
immenso, passò sollevando e agitando
con mano fastosa il pizzo e l’orlo della gonna
agile e nobile con la sua gamba di statua.
Ed io, proteso come folle, bevevo
la dolcezza affascinante e il piacere che uccide
nel suo occhio, livido cielo dove cova l’uragano.
Un lampo, poi la notte! – Bellezza fuggitiva
dallo sguardo che m’ha fatto subito rinascere,
ti rivedrò solo nell’eternità?
Altrove, assai lontano di quì! Troppo tardi! Forse mai!
Perchè ignoro dove fuggi, né tu sai dove io vado,
tu che avrei amata, tu che lo sapevi!
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