Oggi, primo maggio, si affastellano centinaia di giaculatorie di regime nel giorno della festa del non lavoro. Oggi si dovrebbe tenere una giornata di triste celebrazione del record di morti cosiddette bianche: povera gente deceduta a causa del lavoro. Oggi dovrebbe essere l'occasione per capire come mai siamo finiti in fondo alle classifiche OCSE da anni per la scarsità delle retribuzioni. Oggi, infine, sarebbe l''occasione per cercare di capire come mai sette milioni di lavoratori giovani e ben preparati hanno scelto di andarsene dall'Italia-Draghistan a lavorare fuori dai confini nazionali.
Non è un problema nato con i governi di Centro-Destra. L'intera partitocrazia italiana ha fatto a gara per massacrare i diritti dei lavoratori, i loro salari, la sicurezza sui luoghi di lavoro con provvedimenti confusi e talvolta contraddittori.
Per esempio l'inusitata e ingiusta Legge Fornero che aumentando a dismisura l'età pensionabile e quindi costringendo la gente a lavorare fino a tarda età è il primo indice di aumentato rischio almeno riguardo certi lavori per esempio quelli che pretendono sforzo fisico e prontezza di riflessi. Ma non basta.
Chi lavora secondo le regole stabilite dal regime ha la busta paga falcidiata da tasse e versamenti per una previdenza sociale che forse mai percepirà o percepirà con cifre veramente ridicole, ovvero pensioni da fame, quelle calcolate interamente con il sistema contributivo tanto per chiarire.
Lavorare in Italia-Draghistan equivale a dover sgobbare per circa 40 anni in cambio di stipendi mediamente da fame, per poi andare in pensione, una volta vecchi e stremati, e in cambio di pensioni da fame nera. Questa innegabile realtà non interessa nessuno, di centro, di destra o di sinistra, perché nessuno ha fatto nulla per rimediare definitivamente a questa vera e propria tragedia per i lavoratori italiani. Problema che neppure esiste per chi è condannato da anni alla disoccupazione forzosa. O peggio chi non compare nelle statistiche degli occupati perchè costretto a lavorare in nero.
Concludo questa necessaria invettiva contro il nostro regime interno, certamente costretto e penalizzato anche dal regime continentale chiamato Unione Europea, con la penosa situazione che riguarda chi ancora si ostina a scrivere. Chi sceglie l'ingrato mestiere di narrare la vita agli altri, tramite saggi, romanzi o racconti è il vero emarginato dal regime nazionale, con la grande complicità di tutti.
Quello dello scrittore è un lavoro che non esiste, neppure dal punto di vista previdenziale. Noi siamo i fantasmi dell'editoria di regime ,specialmente quelli senza un editore o meglio senza un contratto editoriale stabile. Noi non esistiamo se non per il fisco vampiro che pretende i suoi versamenti persino nel caso che uno di noi faccia l'errore di stamparsi in proprio i libri che intende offrire al pubblico e vada a venderseli con un carrettino. L'unico sistema per evitare la rapina di regime consiste nell'indicare chiaramente in copertina la dicitura OFFERTA LIBERA. E secondo certe interpretazioni giuridico-fiscali, se fatto con regolarità, non basta neanche questa precauzione per evitare di aprirsi una partita IVA e magari non vendere nulla della propria creatività.
I regimi peggiori, si sa, non amano la cultura e certamente, prediligono la cultura prodotta da servi obbedienti, buoni per ogni stagione televisiva, che magari, in giornate come questa, possano ripetere in televisione le giaculatorie care al regime in corso.
Per quanto mi riguarda, ho dovuto abbandonare l'attività di scrivere per il semplice fatto che non esiste e non interessa veramente a nessuno, forse neanche ai lettori stessi. Quindi, mi perdonerete se concludo questo post con un dramma che non esiste come non esiste più la mia voglia di festeggiare il dramma del non lavoro in Italia-Draghistan.
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