Nel romanzo che leggerete da novembre, I RETTILI TRA NOI, io racconto come sia stato possibile andarsene in giro a cercare una persona durante il feroce momento pandemico dove oltre ai guasti veri o presunti di una epidemia virale, il potere politico italiano ha aggiunto la feroce persecuzione contro chiunque dissentisse al volere espresso dall'assemblea deputata a dirigere la vita pubblica.
In quel momento si è creata in me una vera dissociazione in quanto pur odiando la dittatura sanitaria che si stava formando nel paese ero costretto dagli eventi a cercare un metodo per non subirne gli effetti pratici mentre andavo alla ricerca di un mio amico. Del resto, come pensavo allora, penso adesso che il corpo umano sia tempio inviolabile per chiunque, stato compreso e nessuno possa imporre una cura o un vaccino obbligatorio.
Proprio quella vicenda mi insegnò la difficile arte di vivere nel mondo senza farne parte. Per capirlo dovrete leggere il romanzo dato che anche quella scelta ebbe precise conseguenze.
Tuttavia, devo aggiungere qualche nota ai ragionamenti espressi allora, alla luce dei concetti spiegati nel precedente post. Lo farò tramite una storia fantastica che vi prego di seguire.
Esisteva sul pianeta Qualunque una ridente comunità che viveva in pace con il mondo e con gli altri esseri che lo popolavano. Questa comunità, composta da uomini e donne come li conosciamo noi, si era accorta dell' estrema utilità di accordare le proprie emozioni con quelle degli altri in modo naturale. Con questo metodo, eliminarono del tutto conflitti e guerre. Il metodo adottato collettivamente consisteva nell'esprimere la positività ogni momento in ogni rapporto con gli altri.
Si iniziava appena svegli, per esempio di mattina. Le persone dovevano sorridere sempre agli altri, a chiunque incontravano e ricevere un sorriso di saluto. con il tempo, questa abitudine diventò regolamento prima e legge poi. Si poteva derogare solo se la persona in obbligo di sorridere aveva un conto da saldare con la persona incontrata. In quel caso, poteva non sorridere e corrucciare la fronte e l'altro doveva rispondere in ugual modo e poi attendere di trovare un accordo con il non sorridente. Nel caso questo accordo non fosse possibile trovarlo, dovevano nominare un terzo preso a caso tra le altre persone che era obbligato a emanare una decisione su chi aveva ragione e chi no e tale decisione diventava non appellabile e immediatamente esecutiva. Al temine di questa procedura tornava a essere obbligatorio sorridere per tutti.
Questa amministrazione della vita pubblica andò avanti per secoli e infine fu chiamata democrazia. Tuttavia si manifestarono dei dissensi tra alcuni sorridenti, a causa di problemi di tipo personale. Si sa che la vita può non essere amata da tutti oppure non dispensare a chiunque gli stessi beni e possibilità. Sta di fatto che un sorridente, un giorno uscì di casa con una mascherina sul volto. Non era possibile vedere la sua bocca e quindi capire se stesse sorridendo oppure no.
Il suo esempio creò dapprima scompiglio, poi scandalo ma qualcuno cominciò a imitarlo. Il concetto che si diffuse da quel tipo di scelta era che se pure la legge obbligasse chiunque a sorridere o a motivare il proprio dissenso, nessuno aveva mai pensato di aggiungere alla legge che si dovesse avere il viso libero da ogni oggetto che potesse nasconderne il sorriso.
I sorridenti di Qualunque andarono nel panico dato che non si poteva invocare la legge per far terminare lo scandalo degli uomini mascherati eppure quel comportamento provocava gravi turbamenti nella comunità felice di sorridenti.
Nel frattempo, i mascherati si moltiplicarono nell'esatto momento in cui il primo ad adottare quella strana moda, fu invitato in televisione per essere intervistato. Spiegò agli spettatori che pretendeva di nascondere le proprie emozioni agli altri e anche se obbediva alla legge sorridendo, non voleva che gli altri lo vedessero; gli mancava pure qualche dente e si vergognava della sua bocca.
Il caso fu esaminato da molti esperti, dotti e sapienti ma mentre discutevano su come interpretare quella strana decisione di un singolo dissidente al sorriso o almeno a mostrarlo in pubblico, l'esempio dell'uomo mascherato fece proseliti e specie i giovani cominciarono a uscire con una maschera che nascondeva la bocca e talvolta persino il naso.
Il parlamento locale, per arginare il fenomeno, emanò una legge che vietava le maschere. I dissidenti, ormai diventati un gruppo consistente e tenace, trovò mille metodi per continuare a nascondere la loro bocca: usarono alzare il collo alto dei maglioni, utilizzarono sciarpe, oppure cappucci che lasciavano solo intravedere gli occhi.
Infine scoppiò il caos. La gente non sapeva come reagire ma si divideva in egual misura o quasi tra sorridenti e mascherati. Anzi avvenne che nel caso di molti dissidi, fu necessario chiamare a giudicare le controversie un mascherato, preso a esempio di tenacia e auto-determinazione e quindi degno di fiducia.
Ormai era diventata un moda travolgente coprirsi il volto e tutto questo si temeva che prima o poi potesse turbare per sempre la vita serena e pacifica che si era svolta per secoli su Qualunque.
In una drammatica riunione parlamentare di un giorno qualsiasi su Qualunque, furono dapprima esclusi dall'assemblea i pochi mascherati che si erano manifestati anche tra gli eletti, poi fu presa una drammatica decisione: l'esercito avrebbe scacciato con la forza delle armi il folto gruppo dei mascherati, intimandogli di non ripresentarsi per alcun motivo ai confini se non con il viso completamente scoperto. In realtà, tale decisione, nascondeva la volontà dei legislatori di schedare coloro che sarebbero stati espulsi dalla fiorente e felice comunità locale proprio per non ammetterli più neppure una volta pentiti della loro incredibile e scellerata scelta.
C'è da chiarire che le comunità di sorridenti su Qualunque occupavano tutti gli spazi conosciuti dove abbondavano acqua, alberi da frutto e pascoli verdissimi dove poter allevare animali da cortile. Il resto del territorio era in massima parte sconosciuto ma quel che si poteva vedere dai confini era una steppa malsana e poco produttiva di ogni bene naturale.
Sta di fatto che i mascherati furono espulsi con la forza e quindi con la violenza, tradendo nel contempo ogni elementare tradizione di Qualunque che con il sorriso obbligatorio aveva in realtà evitato persino il pericolo che potessero svilupparsi conflitti o peggio ancora guerre. Si era sempre pensato che la violenza generasse violenza.
Il gruppo di ribelli fu dotato di qualche provvista e di un po' di botti contenenti acqua ma i molti mascherati furono comunque costretti ad avventurarsi nel territorio circostante, tra l'altro con molta paura o almeno incertezza. Per loro la libertà equivaleva a non potersi più nutrire e quindi a non poter godere delle immense ricchezze naturali del territorio sorridente e bonificato di Qualunque.
La loro traversata fu dolorosa e lentissima. Infine, dopo una marcia estenuante, incontrarono una tormenta che superarono a stento, anche beneficiando delle maschere che riuscirono a proteggere la loro respirazione dalla tempesta di sabbia. Quando la terribile tormenta ebbe fine, tornò il sole ma le botti erano spaccate e la frutta contenuta nelle sporte, irrimediabilmente rovinata.
Quasi colti dalla disperazione, i mascherati si riunirono su un'altura, per poter almeno capire composizione e caratteristiche del territorio dove si trovavano. Avevano sempre vissuto in una ricca valle dotata di ogni ricchezza e quindi nessuno gli aveva mai insegnato a dover affrontare i pericoli di una terra aspra e difficile. Ma ora dovevano sopravvivere al di fuori del loro mondo pur venendo proprio da quel posto.
Formarono un consiglio scegliendo tra i più saggi. Questo consiglio emanò un'agenda di emergenza e divise gli altri a seconda delle loro naturali disposizioni.
Fu creato un sottogruppo di agenti, con i più agili e forti. Le donne e gli anziani furono incaricati di scavare la terra usando i sassi che vedevano per seminare i semi rimasti dopo la distruzione dei frutti portati da casa.
La pioggia fu sempre raccolta con quanto restava delle sporte e delle botti e utilizzata per bere e innaffiare le colture.
Agli agenti fu assegnato il compito di trovare cibo e trovare legna per costruire una tettoia o un riparo equivalente su quella altura da dove, eventualmente, era più facile anche difendersi o avvistare animali pericolosi. La stoffa delle maschere fu preziosa per fare bende e altri oggetti ormai divenuti indispensabili anche perchè non dovendo più obbedire a una legge che consideravano insopportabile, potevano finalmente mostrare il proprio volto senza timore di conseguenze anche se erano tristi o semplicemente perplessi.
Tornò la normale conflittualità tra esseri viventi che fu risolta nel medesimo modo nel quale i sorridenti risolvevano le loro controversie ovvero tramite consigli di tre giudicanti.
Passarono i secoli e incredibilmente le due comunità si svilupparono nel medesimo modo. Avvenne anche che qualche sorridente si auto-espulse dalla comunità per raggiungere l'altura degli ex mascherati, ritenuta ormai la patria degli auto-determinati e liberi viventi.
Con il tempo, dell'antica abitudine di dover sorridere per forza si perse ogni traccia e quasi ogni memoria. Qualunque diventò un mondo fatto di persone che ritenevano la libertà un bene superiore persino alla ricchezza e alla stabilità sociale precedente e questo determinò nel futuro la loro costanza nel ricercare il bene immediatamente conseguente alla libertà: la felicità.
Questa storiella dimostra che la gente non può essere felice senza libertà ma qui nella Matrice non esiste la libertà e tanto meno la sua esatta definizione dato che la vita degli esseri umani è un insieme di obblighi e vincoli imposti da una cricca di prepotenti prevaricatori che pretendono di essere in diritto e in grado di decidere per tutti. Ma davvero ne abbiamo bisogno?
Nessun commento:
Posta un commento