Spesso, mi viene da pensare che dopo di me resteranno le opere che ho scritto, a testimoniare quel che ho potuto e saputo lasciare agli altri su quanto ho appreso dell'unica fonte di conoscenza immediatamente percepibile dopo la nascita: la Matrice.
Inevitabile è stata l'analogia con quanto accaduto con il finale del Signore degli Anelli. Altri hanno dissertato sulle differenze tra il libro di Tolkien e la serie di film di Peter Jackson. Il cinema e la teelvisione permettono ad alcuni registi e sceneggiatori di pareggiare i conti con gli scrittori. Infatti, è palese a tutti che la grandezza di Tolkien è stata letteralemnte oscurata dal genio artistico di Jackson.
I romanzi originari uscirono in più riprese, tra il 1937 e il 1949. Un buon successo ma i tre film di Jackon sono stati un exploit planetario.
Come spesso accade, l'incipit e i lfinale di romanzi e film, sono la parte più importante o perlomeno quella che include i tratti degni di nota e ragionamento successivo.
Tolkine, infatti, aveva manipolato i suoi stessi personaggi, dato che Lo Hobbit era poco più che un libro di favole. alcuni personaggi, e l'ambientazione, diventano però fondamentali nel romanzo successivo, utilizzando il collegamento di un libro immaginari oma che nella storia è reale: il Libro Rosso dei Confini Occidentali. Attenzione, perché lo stesso libro diventa la scusa per cambiare il finale del romanzo, nell'ultimo film della triologia di Jackson.
Entrambi, romanzo e film, restano particolarmente iconici perché autore e regista sono riusciti a dare un'immagine riassuntiva abbastanza efficace dei riti classici in Matrix.
La lotta tra il Bene e il Male e soprattutto l'inevitabile stillicidio di vite spezzate in questo tagico evento, come in tutte le narrazioni del genere, risulta fortemente evocativo e innalzato in una gloria prticolare, in realtà propria della mitologia nordica, dove l'unica morte onorevole e gloriosa è la morte in battaglia.
Ma a mio parere (come è accaduto a molti commentatori della trilogia filmica) è notevole l'espediente praticato dal regista per il suo finale, paragonabile a quello utilizzato dallo scrittore nell'incipit del romanzo.
Infatti, a parte alcune differenze nel finale del conflitto tra il Male e il Bene (per esempio, La Contea da dove vengono gli Halfling che portano il fardello dell'Ultimo Anello, nel romanzo è stata già invasa dalle forze maligne di Sauron quando Frodo, Sam e gl ialtri tornano vincitori, a casa.) in realtà Jackson idealizza la Morte per vecchiaia in modo del tutto originale e persino anomalo.
Nel Ritorno del Re, il regista immagina che una nave degli elfi raccolga per l'ultimo viaggio, non solo il corpo di Bilbo Baggins ma anche quello dei vecchi elfi, tra cui il padre della splendida regina che sposa Aragorn, di Gandalf (in realtà, già precedentemente risorto dalla Morte al fine di combattere Sauron) e lo stesso Frodo; il quale ha infatti consegnato il Libro Rosso dei Confini Occidentali a Sam, che sta dirigendo la Contea mentre è intento a generare figli insieme all'amata Rosie, affinché sia lui a scrivere le ulteriori note.
Questo libro è il vero collegamento non solo dell'opera precedente con quella che sancirà il successo di Tolkien, ma anche il registro dei fatti illustrati dal romanzo stesso e quindi l'esempio del rito proprio di Matrix dove ogni tragedia e ogni gioia sono accuratamente riportate e ricordate a futura memoria.
La Morte per vecchiaia o per sfinimento (come nel caso di Frodo), non è ammessa da Jackson, che pensa bene di sublimarla con l'ultimo viaggio della nave degli elfi verso Valinor. Valinor, secondo Tolkien, è un luogo fisico, altamente spiritualizzato. Nel film, invece, è palese il suo accostamento alla dipartita fisica dei personaggi: quindi un luogo posto nei mondi dell'Aldilà. anche se Valinor viene anche descritta come il modo per ottenere l'immortalità. Molto sottile, per riassumere l'immortalità dello spirito dopo la morte fisica.
Una delle scuse di Matrix consiste sempre nel mitizzare tutte le fandonie e le truffe del suo costrutto. Al fine di convincere le schiere degli esseri che si devono incarnare per popolare i suoi scenari, persino la Morte deve trovare una sublimazione. Beninteso, la morte dovuta a vecchiaia e non certo la gloriosa fine dei guerrieri, che hanno sempre diritto all'innalzamento e alla massima considerazione.
Il teatrino di Matrix, e le sue commedie, risultano quindi molto più importanti degli stessi interpreti, ridotti sempre più al ruolo di pallide comparse, specie dopo la loro fine materiale.
Il Libro Rosso dei Confini Occidentali deve passare di mano in mano per essere aggiornato, mentre i suoi stessi redattori si alternano nella grottesca giostra di vita e morte.
Ne parlo per sottilineare, come faccio faccio spesso nei miei romanzi, l'estremo cinismo di chi ha imbastito questa truffa cosmica che chiamiamo Matrix.
Nascita, vita e morte sono trucchi ormai desueti e logori, per la Matrice. A lei interessa tutta la memoria contenuta nel Libro, perché quella memoria rappresenta il meccanismo utile a spillare energia dagli attori della commedia, l'energia necessaria a mandare avanti la baracca.
La Matrice non è il romanzo e non è il film. Non è nemmeno vita o morte. E' un trucco di scena, un registro utile a spillare linfa vitale. Comprendere questo enigma è di fondamentale importanza.
Nessun commento:
Posta un commento