mercoledì 29 settembre 2021

I RETTILI TRA NOI - estratto

 

Eravamo tornati indietro nel tempo, ne ero certo. Sentivo il fresco di quella zona accarezzare il mio viso piacevolmente, poi il vento aumentò fino a diventare una specie di tormenta.

Vedevo le cime degli alberi del vicino boschetto agitarsi come impazzite, e il cielo rischiararsi di una luce elettrica che veniva da dietro le colline.

La luce lottava con il cielo per spazzare una nebbia insistente che si estendeva verso Terra da una sommità lontana, come se si trattasse di un imbuto rovesciato.

Il buio della notte era in realtà fatto di nebbia e vapore. Una forza lenta e piena di sentimento, ci sollevava dal suolo. Eravamo calmi, e Claudia mi prese la mano come per infondermi ulteriore tranquillità.

Le donne sono madri prima di diventare amanti.

Mi vidi all’interno di una piazza illuminata dalla stessa luce elettrica che avevo visto prima.

Era una specie di piattaforma circolare molto grande, simile a una piazza, con i bordi esterni leggermente rialzati. Mi sembrava di ricordarla, come se l’avessi già vista in sogni precedenti.

Eppure, ero perfettamente consapevole, e non avevo la minima contezza di essere in un sogno. Quella era veglia, con i pensieri e i sentimenti che provavo da sveglio.

Guardai la mia compagna che disse, quasi leggendomi nella mente:

- Ecco il tuo Missing- time.

La piazza si animò di alcune figure che passeggiavano per conto loro.

Dalla mia pancia si propagò nel mio essere la sensazione che non si trattava di esseri umani anche se il loro aspetto era comune.

Quel luogo, in apparenza circolare, poteva avere un raggio di un chilometro circa.

Pensai all’improvviso, senza capirne il motivo, che l’intera saga narrata da Castaneda in tanti libri di successo, doveva reinterpretarsi in chiave ufologica.

Claudia mi sfiorò la mano sinistra, come per chiedermi di non distrarmi.

Di colpo, svanì l’immagine della piazza e immediatamente, come in un teatro che cambi scenario, dall’alto scese uno strano reticolato fatto di luci gialle pulsanti come fossero vive.

Il reticolato occupava ora l’intero campo visivo che potevo percepire. Mi voltai all’indietro e vidi la stessa rete pulsante. Lo sfondo era nero come la notte.

Mi accorsi che potevo guardare anche sotto i miei piedi. Non capivo come potevo essere sospeso in quella posizione se al di sotto di me e della mia compagna si estendeva la stessa rete di luce pulsante.

La luce occupò interamente il mio sguardo e la scena mutò nuovamente.

Ero da solo, in una specie di stanza quadrata e sentii subito l’acuta mancanza della donna.

Una voce al mio orecchio, forse femminile, mi parlò con grande lentezza.

La donna che cerchi da sempre, era dentro di te. Sono proprio loro che l’hanno separata da te. Quando eri un essere unitario, potevi decidere e scegliere quel che volevi, capriccioso e instabile come ora non puoi permetterti più di essere. Ti ingannarono con la promessa di nuove esperienze che in quella forma unitaria non potevi compiere. Gli credetti e firmasti un accordo per viverle in cambio di una modesta quantità di energia. Ti stavano immettendo nella prigione che vedi ora, separato dalla tua parte femminile che è schiava a sua volta. Vi cercherete in eterno se non comprendete come ritrovarvi.

Volevo domandare quale fosse il percorso per ritrovarci ma la voce mi precedette di nuovo:

Non esiste alcun modo. I tuoi secondini hanno mischiato talmente bene le carte da rendere cieco il tuo sguardo e confuso da nebbia perenne il tuo cammino. Credi nella dualità del mondo ed è questo il primo inganno. Per osservarti pensi d’avere bisogno di uno specchio perché hai perso la visione totale che non dipende dagli occhi. Piangi come fanno i tuoi simili, ormai prigionieri in un gioco che si svolge tra Tempo e Spazio per sempre. Pensi di nascere, vivere e morire solo nella tua testa e quando muori ogni notte, pensi di dormire e sognare. E invece, sogni quando credi di essere sveglio. Come puoi ritrovare la tua totalità magica se non vedi, non senti e non puoi neanche parlare? Le tre scimmiette sono tali perché nessuna di loro riesce a farlo. Non ti hanno forse fatto credere che anche tu derivi una scimmia?

Mi tornarono in mente, in quel momento, alcune scene molto lontane, in cui ero in una specie di paradiso fatto di colori tenui, suoni dolcissimi e una grande gioia nell’aria.

Un giardino incredibilmente brillante ospitava esseri bellissimi, alti almeno tre metri, che si scambiavano cortesie. La gioia brillava nei loro occhi, unita a una grande saggezza.

Vidi poi le loro ombre che prendevano vita, guizzando sui bordi lontani del giardino e, malevole, fissare con astio quella scena di grande felicità e concordia.

Poi mi ritrovai sul reticolato di luci, con Claudia.  

Volevo comunicarle la mia grande mestizia ma lei non mi ascoltava. Le mie parole scivolavano lente e si perdevano lungo il reticolato sotto i nostri piedi. 

Vidi i Grigi andare a controllare le linee di luce pulsante, come operai che si occupassero di una manutenzione.

Rettiliani alti tre metri, con una frusta elettrica in mano, li guardavano senza fiatare. Voltarono lo sguardo verso di noi emettendo una specie di grugnito di scherno.

Mi sentii esausto e allora mi ritrovai nel letto, con la luce che filtrava dalle persiane di legno della stanza del motel.

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 I RETTILI TRA NOI: l'invasione rettiliana di [Marco  Caruso]

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