Tra la gente, indaffarata a visitare le poche botteghe aperte della zona, vidi una donna alta, stretta in un cappotto nero. I capelli, che giudicai biondi o comunque non neri, erano coperti da un foulard a tinte scure. Era ferma davanti alla vetrina di un negozio di articoli per la famiglia, e appena vide la mia immagine riflessa nel vetro, si voltò a fissarmi, come se ci conoscessimo. La guardai un po’ sorpreso e lei si avvicinò.
- Anche lei, qui? E’ per il convegno?
Strinsi la mano che mi porgeva, tra l’altro fredda. La sua figura era stranamente slanciata, e si muoveva quasi in maniera innaturale.
- Forse mi confonde con qualcun altro, signora. – risposi, guardando i suoi occhi, di un colore indefinibile, tra il grigio e l’oro. Aveva un viso lungo, con lineamenti fin troppo regolari, e un mento pronunciato. Non era bellissima, ma discretamente affascinante e doveva avere tra i trentacinque e i quarant’anni. Il suo modo di guardare e l’espressione del viso le conferivano un’austera compostezza, che poteva conquistare.
- Non era alla Mostra dell’Aldilà, a Roma?
Si riferiva a un convegno di qualche mese prima, dove avevo assistito a una conferenza che trattava temi tra la parapsicologia e lo spiritismo, organizzata da un libreria specializzata romana.
- Sì, anche lei era tra il pubblico di quella conferenza, evidentemente.
Si rilassò, sorridendo apertamente – Lei era due file davanti a me, e si voltava in continuazione, verso l’uscita.
- Stavo aspettando una persona che in realtà non si presentò, quella sera. Senta, qui si è alzato un vento fastidioso; se vuole, potremmo proseguire il discorso davanti a una bevanda calda. Qui vicino c’è un locale adatto.
Ci sedemmo a un tavolino, dove una cameriera dall’aria frettolosa venne a chiederci le ordinazioni. La mia ospite preferì prendere un frullato di frutta ed io chiesi un aperitivo analcolico e un caffè.
Il locale era discretamente affollato. Persone che forse preferivano trovare un po’ di calore rispetto al clima che si stava effettivamente facendo troppo freddo.
- Anche lei, quindi, si interessa di argomenti quali lo spiritismo… - mi chiese.
- Più che altro, m’interessa la materia parapsicologica. Certamente, alcune nozioni proprie dello spiritismo possono riguardare le manifestazioni che coinvolgono alcuni medium naturali. Persone che, all’improvviso, percepiscono energie che prendono la forma umana, più o meno spettrale, e che possono anche causare sconcerto o spavento.
- A me interessa lo spiritismo puro. La scienza dell’Aldilà. – rispose lei, che si mostrava comunque interessata alla materia. – E lei, s’interessa anche ad altro, vero?
La domanda, anche se piuttosto superficiale, mi fece preoccupare. Era alquanto improbabile, che una persona casualmente incontrata in una conferenza a Roma si fosse materializzata alle mie spalle nel centro di Viterbo.
- Senza dubbio, non posso considerare questo incontro casuale. Mi dica per quale motivo mi stava seguendo. – le risposi, guardandola dritto negli occhi.
- Non sto seguendo lei, mi creda. M’ interessa molto di più il gruppo dove operano i suoi amici. Non sanno proprio con chi hanno a che fare. Si comportano come se non lo sapessero. Forse è più giusto dire così.
La gente, in quel locale, non badava minimamente a noi. Il chiacchiericcio di almeno venticinque persone, tra i tavolini e il bancone del bar, copriva quasi del tutto quel dialogo inusuale.
- Non credo che stiano facendo nulla di male.
- E infatti, non ho detto questo. Vorrei solo raccomandare loro di usare molta più prudenza. Si stanno confrontando con un avversario che la sa molto lunga. Gente che ha esperienza di guerre e dominazioni tiranniche da tanto tempo. – la donna sembrò volersi fermare forzatamente. Guardava il piano del tavolino, come se cercasse l’ispirazione per dire parole poco piacevoli o inattese.
- In fondo – riprese, più lentamente, come se volesse riflettere su quanto stava per dire – Non so neanche se lei ha voglia di ascoltarmi; la pazienza necessaria a considerare le mie parole.
- Sono qui – le dissi, altrettanto calmo – e non tema di scandalizzarmi con qualche teoria ardita. Ne ho sentite molte, in vita mia, talvolta definite da altri con il termine un po’ volgare di complottismo. Accade quando si cerca di denigrare un interlocutore e quel che racconta che, di solito, non è compreso all’interno dei testi accreditati. Tra l’altro, sono uno scrittore e mi piace ascoltare comunque le storie che la gente ha da raccontare.
- Bene – riprese lei, sorridendo leggermente – Allora può, forse, comprendere e riferire ai suoi amici che nella lotta contro i Rettiloidi non sono soli.
- Possono contare su amici o alleati? Lei fa parte forse dei servizi segreti o roba simile? E perché non va a parlare proprio con loro?
La donna mi fissò dritta negli occhi, stavolta senza sorridere:
- Per il motivo stesso che li vede in lotta. Io collaboro con alcune… istituzioni terrestri, è vero, che potrebbe definire o assimilare ai servizi segreti. Ma io non sono come voi, non vengo da Madre Terra. Sono quella che definirebbe un’aliena, caro signore.
Non ricordo con precisione quanto impiegai per elaborare quella dichiarazione. Il rumore di fondo del bar e della gente che parlava diventò una sorta di scenario senza significato. Fissavo gli occhi su di lei, che restava immobile, in attesa della mia risposta. Il suo viso era davvero, in quel momento, o almeno mi appariva come innaturale. forse, la sua espressione, oppure una strana luce che aveva negli occhi. Poteva essere il volto di una demente.
- Immagino non sia una metafora – commentai, con la testa più confusa di prima – e immagino anche, o voglio credere, che lei sia sana di mente.
In realtà mi sentivo male. Ero ormai totalmente coinvolto in una vicenda che non sapevo dove poteva portarmi. Mi sentivo come un soldatino arruolato a forza nel conflitto tra forze sconosciute.
- Non deve perdere lucidità – Ora la donna mi fissava in modo penetrante – Le sto parlando della mia natura che per lei non costituisce alcun pericolo. Sono io che ho voluto contattarla perché so che frequenta alcune persone importanti per me.
- A chi si riferisce, esattamente? – Pensai, istintivamente, a B.
- Alle persone che si auto-definiscono appartenenti al Gruppo Alfa, in particolar modo, e a certi addotti in contatto con questa organizzazione che vorrei poter interrogare. So che la loro opera consiste principalmente nell’aiutarli a superare lo smarrimento dovuto al contatto con i rapitori alieni, e anche a nascondersi se serve. Ma i loro nemici sono anche i nostri. E’ questo che vorrei che il Gruppo Alfa capisse.
- Vuole, quindi, un contatto? E ha aspettato me, per cercarlo?
- A dire il vero ci abbiamo già provato ma senza troppo successo. Ci sono stati anche un paio di incidenti poco piacevoli per tutti. In realtà, i nostri, comuni, nemici fanno di tutto per sabotare questo tipo di intese. – si fermò un attimo per guardarsi intorno – Anche qui ci potrebbe essere un mutaforma rettiliano che ci ascolta. E che se potesse mi brucerebbe viva.
- Bene, allora a che razza o civiltà aliena, appartiene? E’ una mutaforma anche lei?
- No, la mia forma è, più o meno, quella che vede. La mia fisiologia è alquanto diversa dalla sua, adatta a vivere oltre dieci volte la vita di un mortale umano. Io faccio parte di quanti, all’inizio dei tempi, vi hanno più volte aiutato a crescere. Con voi umani condividiamo parte del nostro genoma. Abbiamo trasformato geneticamente animali e piante per fornirvi cibo in quantità. E quando siete stati in grado di comprendere, vi abbiamo insegnato praticamente tutto quel che vi serviva. Fino all’arrivo di quello che narrate nei vostri testi sacri: il Serpente tentatore. Un essere che pretendeva di essere arrivato prima di noi, e vantava una precedente serie di interventi genetici su di voi. Un tempo lontano, non eravamo nemici. Ma a causa di quel che accadde qui, e anche altrove, da millenni siamo ormai nemici ovunque nello Spazio-Tempo.
- Anunnaki è il vostro nome? – domandai con la testa che mi bruciava per la tensione. Provavo uno strano stress interno. In seguito mi resi conto che lo dovevo alla vicinanza con quella donna, o quel che mi sembrava una donna, e alle sue vibrazioni molecolari più frequenti delle mie. Provavo una sensazione paragonabile alla vicinanza a un forte campo elettro-magnetico.
- Ci chiamava così tanti anni fa, la popolazione che ricordate come Sumeri. Altri ci hanno chiamato Elohim. Il nostro vero nome non ti direbbe niente. Quando abbiamo visitato questo posto, per primi, i vostri antenati erano poco più che simili a primati. Abbiamo dovuto manipolare il vostro DNA e unire a questo parti del nostro durante lo spazio temporale di circa venti anni locali. Avevamo stabilito centri di ricerca in varie parti del mondo, più o meno dove potete vedere le antiche vestigia, in ogni continente, delle quali non conoscete le origini. Il primo fu stabilito in Africa. Ci serviva anche l’oro delle miniere di quella regione. La Terra presentava alcune caratteristiche molto interessanti. Ma attenzione: la Terra che visitammo noi, non era quella che pensi e soprattutto quella che pensi di conoscere. La Terra era reduce da una grande trasformazione strutturale, per così dire. Una trasformazione da grande a piccolo e piccolissimo. Le motivazioni di tale percorso, in milioni di anni del tempo terrestre come potresti calcolarlo oggi, non ti direbbero molto in senso logico.
- E perché non prova a spiegarmelo?
- Ci sto provando. Ma so bene come funziona il tuo cervello. Una sorta di macchina biologica di nostra recente, per modo di dire, ideazione ingegneristica-biologica. Innanzitutto, la Terra era un pianeta presente in varie porzioni dello Spazio-Tempo. Voi direste: un pianeta multi-dimensionale. Ed era anche ricco di molti minerali per noi utili, come l’oro. Alcuni storici hanno riportato abbastanza correttamente quel che accadde in realtà anche se in modo completamente fuorviante per la vostra logica. Per così dire, avete imparato da loro concetti esatti ma parziali quindi fuorvianti.
************* brano tratto dal romanzo LA TERRA INVASA DAI RETTILI
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