domenica 15 settembre 2024

Scrivere gialli in Italia e soprattutto leggerli: è possibile?

 Avrei dovuto parlarvi della mia serie gialla con protagonista Mister Tau. Ma prima è necessaria una digressione laterale sulla possibilità di poter scrivere , o poter leggere, un buon giallo in questo piccolo e disgraziato paese che voi chiamate Italia ed io chiamo Draghistan. 

Longanesi e in particolar modo Mondadori si sono incaricati di pubblicare gialli, soprattutto provenienti dall'Estero: autori di lingua anglosassone ma anche francesi e tedeschi. Talvolta ottimi autori. Qui da noi, leggere un buon giallo scritto da un italiano è quasi impossibile. E se lo scrivi, non ti pubblicano ,tanto meno le già citate editrici. 

Semplicemente, i maggiori editori vivono di favori politici oltre che della loro attività. Per così dire, puoi anche scrivere la Divina Commedia ma se non ti presenta qualcuno che a lor signori serve o piace, molto probabilmente il tuo manoscritto neppure lo leggono, figuriamoci se arrivano a proporti un contratto. 

Poi c'è la favola che vendono solo gli autori stranieri che in parte ha un fondamento nella diseducazione del gusto imposta ai nostri lettori. Ho fatto l'esperimento con centinaia di libri usciti nelle varie collane Mondadori: sono arrivato alla decima pagina a fatica nella stragrande maggioranza dei libri letti. 

Da ragazzo, pensai di fare identico esperimento con i miei lettori, da scrittore e riuscii a farmi pubblicare La Notte Comune, una raccolta di racconti, da Teseo Editore in Roma. Distribuzione minima in alcune librerie della capitale. Ne acquistai io stesso un centinaio di copie e le regalai a persone conosciute al fine di ricevere un parere. Ebbene, mi confessarono di non aver potuto posare il libro senza finirlo.

Conteneva racconti gialli, horror e noir. Semplicemente, buona letteratura da svago. Ho dovuto attendere vent'anni prima di poter pubblicare un altro giallo, con 0111 Edizioni, partecipando a un concorso: Senza Cuore, nel 2018. 



Nel frattempo ho dovuto scartare contratti sinceramente orripilanti dove l'autore doveva retribuire l'editore. Per farla breve, in Italia-Draghistan, se non sei fortemente raccomandato, pubblicare gialli non è concesso. Gialli che si possano leggere. La spazzatura proveniente da un altro paese è invece molto gradita agli editori nostrani. Tutto qui. 

Partecipare a concorsi, inviare i propri manoscritti, certamente è possibile ma la mia esperienza dice che è del tutto inutile. Il risultato è che i lettori devono accontentarsi di libri scadenti per non dire bruttissimi. 

Fateci caso: non esiste neppure categoria previdenziale dedicata agli scrittori: un mestiere, dunque, da non tentare neppure a praticare. Certo ,si può scrivere per semplice passione, ed io ne so qualcosa, ma è obbligatorio evitare soltanto di pensare di poter vivere di letteratura, a meno di non  vantare robuste e sicure conoscenze.

Quando ho proposto i miei romanzi tramite Amazon, e ho ricevuto identico successo, ho avuto altra conferma di quel che vi sto raccontando oggi. Un autore nazionale, privo di conoscenza e raccomandazione non pubblicherà mai a meno che non si inventi spazzatura scritta più o meno somigliante a quella proveniente da altri paesi. In quel caso, una possibilità ce l'ha, seppure per semplice analogia con quanto si distribuisce in libreria da noi.

La cultura, anche quella relativa a letteratura cosiddetta di svago, è un lusso che un paese colonizzato non può permettersi. L'Italia-Draghistan non è libero sia di scrivere nè di leggere. 

Quel Pasticciaccio brutto de via Merulana, di Carlo Emilio Gadda, è uno dei pochissimi esempi di ottima letteratura gialla. Qualcosa hanno scritto anche Fruttero e Lucentini, poi, almeno per i miei gusti, il deserto delle idee e quindi delle pubblicazioni. 

Non sappiamo scrivere? No di certo. il guaio è che non sappiamo leggere dato che quel che ci propongono nelle librerie troppo spesso è autentica spazzatura editoriale. Posso definire questa desolante situazione da autore ma soprattutto da lettore.

Ci sarebbe da prendersela con gli editori, in larga parte incapaci di svolgere il loro mestiere ma sarebbe un atteggiamento semplicistico e persino fuorviante dato che scrivere è quasi impossibile ma pubblicare, se non sei un gigante dell'industria e del commercio, è altrettanto difficile. Diciamo che chi occupa tale posizione è troppo sensibile ai diktat del regime e quindi pubblica quel che il regime nazionale gradisce e stop. 


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