Guardai per l'ultima volta
il mio appartamento. Non era pulito, non era ordinato, ma era la mia tana.
L'unica ad averlo curata per
bene, era ormai la mia ex ragazza, Patrizia. Da solo, avevo saputo soltanto
combinare pasticci.
La mia borsa sportiva con un
cambio completo, due paia di scarpe e poco altro mi attendeva accanto alla
porta.
Avevo prenotato un taxi
tramite l'applicazione del cellulare che almeno a Roma poteva procurare
abbastanza celermente una corsa verso un itinerario non troppo lontano. Avevo
pochi soldi in tasca e meno ancora nella mia carta prepagata.
Scesi le scale senza fare
troppo rumore. Chi minacciava la mia vita, non sembrava molto vicino, in quel
momento, e il buio poteva garantirmi un po' di tranquillità.
La vettura l'avevo prenotata
per fermarsi a un indirizzo poco lontano che raggiunsi in tre minuti. C'era
poca gente, per strada, e la fila lunghissima di auto parcheggiate con il muso
sul marciapiede era fredda e silente in quel giugno così ridicolo.
Un clima fin troppo fresco
stava alternando caldo umido e pioggia fin troppo abbondante in quei giorni
travagliati.
Entrai nel taxi con
l'autista che mi chiese la conferma dell'itinerario da me descritto
nell'applicazione. Era una destinazione vicina a una piccola pensione
dall'altra parte della città. Per precauzione, mi lasciai scaricare a circa un
chilometro da quella destinazione.
Arrivai soltanto alle undici
di sera.
Un mio carissimo amico,
Jimmy Cassini, aveva prenotato a suo nome una stanza a due letti e avvisato che
suo cugino, cioè io, avrebbe comunque preceduto il suo arrivo e nel contempo
aveva inviato il saldo per una settimana.
Il portiere di notte della
pensioncina provò a chiedermi un documento e io gli risposi che la stanza non
era a nome mio; pertanto, si doveva fare gli affari suoi.
Mi guardò storto. Era un
ometto di ameno 60 anni, pelato e grasso con la divisa sbottonata. L'aria era
quella di uno abituato a vedere un via vai di coppiette irregolari al massimo
livello, di ogni sesso possibile.
- Se qualcosa non le va a
genio - aggiunsi a brutto muso - mi restituisca l'anticipo e me ne vado subito.
Ovviamente, fece scivolare
la chiave elettronica nella mia mano e filai sulle scale che mi portarono a una
stanza del primo piano, la numero 6.
Entrai e chiusi la porta
bloccandola con la chiave. Non mi fidavo granché dell'elettronica e allora
piazzai il letto direttamente contro la porta, dalla parte dei piedi. Per il
resto, c'era una poltroncina di tessuto, un armadio a due ante, e un piccolo bagno
ben attrezzato. Niente frigo e niente televisione. Un cartello di plastica al
muro omaggiava la clientela di un codice per il wi-fi gratuito.
Se non altro, potevo
riposare per qualche ora almeno.
Piazzai le bottigliette di
acqua minerale che avevo portato da casa sul comodino, e infilai direttamente
la borsa nell'armadio.
Cassini si sarebbe fatto
vivo ben presto e mi avrebbe portato qualche soldo.
Quella situazione mi aveva
stressato e avevo voglia di chiudere gli occhi. Prima ancora, mi passarono in
mente gli ultimi avvenimenti e quindi i tre attentati ai quali ero scampato
quasi per caso.
Ero stanchissimo. Possiamo
pensare a un progetto di vita quanto vogliamo. Possiamo immaginare tante idee,
riflettere su decisioni presenti e intenzioni future poi attendere che il
percorso si estenda davanti a noi e che gli eventi ci sorridano, quieti e
generosi. La vita è un percorso a ostacoli e spesso, dietro una curva, ci
attende uno scenario che neppure potevamo lontanamente intuire.
Il mio tempo parlava di una
società violentata dal volere di Elite tanto lontane quanto immanenti, e di una
nuova divisione territoriale che avrebbe conformato la vita delle genti sul
pianeta in due blocchi distinti.
Allo stesso tempo, una
tecnologia molto potente avrebbe preso il posto delle vecchie tradizioni e dei
ricordi degli anziani istituendo lo scientismo come nuovo moloch sociale.
La religione amministrata
dal clero aveva svolto la sua funzione per secoli e ora toccava alla seduzione
di scienziati che divulgavano il loro verbo dalle torri d'avorio piene di
laboratori e server collegati in rete.
In Italia, una maggioranza
fatta da anziani, a sua volta creata dalla dottrina economica imperante da
almeno trent'anni, avrebbe lentamente masticato l'automazione e la
digitalizzazione di ogni oggetto di uso comune fino a sciogliersi in quella
pozza malefica fatta di universi creati dall'arte illusoria degli ologrammi.
Quella notte, Mister
Tau stava per compiere quarant'anni. Mancavano poche ore. La mia gioventù mi
guardava da lontano e davanti a me vedevo la discesa di un cammino forse
rovinoso. Mi ero immaginato, per molto tempo, di poter vivere predicendo il futuro
con i Tarocchi. In realtà, ero sopravvissuto a me stesso, senza mai voler
ammetterlo.
Alla fine, definitivamente,
avevo perso la donna più amata tra tante. Patrizia si era sposata con il suo
datore di lavoro soltanto qualche giorno prima. La bella e desiderata ragazza
della mia giovinezza aveva infine definitivamente scelto la stabilità e la
certezza di qualche immobile sparso in città e un lavoro ben retribuito tra
scartoffie e tribunali. Un avvocato di successo era meglio di un cartomante
spiantato. Che sorpresa, Mister Tau!
Possiamo pensarla come
vogliamo ma la vita ha sempre il sopravvento. Ero e sono un uomo residuale,
considerato quasi un parassita da molti e persino una vera inutilità dagli
altri. Le mie clienti, in stragrande maggioranza donne deluse o disperate,
erano le uniche a consentirmi di sopravvivere a stento con le loro donazioni.
Avevo scelto la libertà e lo studio degli antichi arcani, rappresentati da un
mazzo di carte, e dovevo bere quel calice fino in fondo, senza poter mai
nemmeno pensare di condizionare gli altri, tanto meno chi avevo amato molto più
di me stesso.
L'unico elemento che poteva
ormai sorprendermi erano proprio i tre attentati alla mia vita che nelle ultime
ore avevano frantumato le ultime illusioni odierne. Non avrei potuto neanche
soggiornare nel mio, vecchio e adorato, appartamento a causa di un misterioso
nemico che voleva porre fine alla mia esistenza.
Stavo ragionando su questo,
quando il mio cellulare segnalò una chiamata. Erano le due di notte. Era
Cassini. Voleva soltanto assicurarsi che fossi arrivato in albergo.
- Sei quasi più affettuoso
della mia ex... - volli scherzare e dimostrare che non ero triste e abbattuto.
Fare la vittima non mi è mai andato a genio.
Lo sentii respirare - Mah,
mi spiace un mondo che ormai siete due estranei. Devo ammettere che piaceva
anche a me.
- Ah, lo so come la
guardavi. Te la mangiavi con gli occhi, vecchio depravato.
Rise - Vecchio no,
depravato, forse. Cosa farai, ora?
- Con Patti? Cosa dovrei
fare?
- Ma no, intendo con il tuo
misterioso persecutore.
Ascoltai il classico rumore
delle stoviglie, tipico del rito del tè notturno del mio amico quando non
voleva o poteva dormire.
- Per ora, mi nascondo, poi
ragiono.
- Niente attentati, oggi?
- No, ieri è stato
l''ultimo. Molto romantico, cercare di avvelenarmi il caffè mattutino. Ero
andato a fare colazione da Xander, quando una signora con il cagnolino nascosto
nel suo petto, ha starnutito nel mio caffè.
- La signora?
- No, il cagnolino.
Minuscolo, nero come la pece, mi ha salvato la pelle. Quando il barista ha
rovesciato la tazzina nel lavabo, il liquido ha fuso il metallo. Mi sono
distratto un attimo a guardare le notizie della televisione del bar e qualcuno
ha avvelenato la mia tazzina. La volta precedente, mi hanno infilato un
serpente velenoso nella cassetta della posta.
Cassini rise nuovamente -
Sempre mezzi alquanto bizzarri, mi pare.
- Beh, la prima volta, tanto
bizzarro non era. Ero sul bus e mentre scendevo, qualcuno, alle mie spalle, ha
sferrato una coltellata... nel mio portafoglio. Lo tenevo nella tasca
posteriore dei jeans. Quando sono sceso, il coltello era ancora conficcato nella
pelle del portafoglio. Ha ucciso l'ultima banconota da dieci euro che mi
rimaneva. Tre attentati in una settimana.
- Chi hai fatto infuriare,
Mister Tau?
Era una bella domanda.
- Quando lo capirò, potrò
tornare in giro.
da LA CARTA CHE UCCIDE romanzo presto il libera lettura su questo blog.
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