mercoledì 15 gennaio 2025

LA CARTA CHE UCCIDE, piccolo inserto

 

Guardai per l'ultima volta il mio appartamento. Non era pulito, non era ordinato, ma era la mia tana.

L'unica ad averlo curata per bene, era ormai la mia ex ragazza, Patrizia. Da solo, avevo saputo soltanto combinare pasticci.

La mia borsa sportiva con un cambio completo, due paia di scarpe e poco altro mi attendeva accanto alla porta. 

Avevo prenotato un taxi tramite l'applicazione del cellulare che almeno a Roma poteva procurare abbastanza celermente una corsa verso un itinerario non troppo lontano. Avevo pochi soldi in tasca e meno ancora nella mia carta prepagata.

Scesi le scale senza fare troppo rumore. Chi minacciava la mia vita, non sembrava molto vicino, in quel momento, e il buio poteva garantirmi un po' di tranquillità.

La vettura l'avevo prenotata per fermarsi a un indirizzo poco lontano che raggiunsi in tre minuti. C'era poca gente, per strada, e la fila lunghissima di auto parcheggiate con il muso sul marciapiede era fredda e silente in quel giugno così ridicolo.

Un clima fin troppo fresco stava alternando caldo umido e pioggia fin troppo abbondante in quei giorni travagliati.

Entrai nel taxi con l'autista che mi chiese la conferma dell'itinerario da me descritto nell'applicazione. Era una destinazione vicina a una piccola pensione dall'altra parte della città. Per precauzione, mi lasciai scaricare a circa un chilometro da quella destinazione.

Arrivai soltanto alle undici di sera. 

Un mio carissimo amico, Jimmy Cassini, aveva prenotato a suo nome una stanza a due letti e avvisato che suo cugino, cioè io, avrebbe comunque preceduto il suo arrivo e nel contempo aveva inviato il saldo per una settimana. 

Il portiere di notte della pensioncina provò a chiedermi un documento e io gli risposi che la stanza non era a nome mio; pertanto, si doveva fare gli affari suoi.

Mi guardò storto. Era un ometto di ameno 60 anni, pelato e grasso con la divisa sbottonata. L'aria era quella di uno abituato a vedere un via vai di coppiette irregolari al massimo livello, di ogni sesso possibile. 

- Se qualcosa non le va a genio - aggiunsi a brutto muso - mi restituisca l'anticipo e me ne vado subito.

Ovviamente, fece scivolare la chiave elettronica nella mia mano e filai sulle scale che mi portarono a una stanza del primo piano, la numero 6.

Entrai e chiusi la porta bloccandola con la chiave. Non mi fidavo granché dell'elettronica e allora piazzai il letto direttamente contro la porta, dalla parte dei piedi. Per il resto, c'era una poltroncina di tessuto, un armadio a due ante, e un piccolo bagno ben attrezzato. Niente frigo e niente televisione. Un cartello di plastica al muro omaggiava la clientela di un codice per il wi-fi gratuito. 

Se non altro, potevo riposare per qualche ora almeno. 

Piazzai le bottigliette di acqua minerale che avevo portato da casa sul comodino, e infilai direttamente la borsa nell'armadio.

Cassini si sarebbe fatto vivo ben presto e mi avrebbe portato qualche soldo. 

Quella situazione mi aveva stressato e avevo voglia di chiudere gli occhi. Prima ancora, mi passarono in mente gli ultimi avvenimenti e quindi i tre attentati ai quali ero scampato quasi per caso.

Ero stanchissimo. Possiamo pensare a un progetto di vita quanto vogliamo. Possiamo immaginare tante idee, riflettere su decisioni presenti e intenzioni future poi attendere che il percorso si estenda davanti a noi e che gli eventi ci sorridano, quieti e generosi. La vita è un percorso a ostacoli e spesso, dietro una curva, ci attende uno scenario che neppure potevamo lontanamente intuire. 

Il mio tempo parlava di una società violentata dal volere di Elite tanto lontane quanto immanenti, e di una nuova divisione territoriale che avrebbe conformato la vita delle genti sul pianeta in due blocchi distinti. 

Allo stesso tempo, una tecnologia molto potente avrebbe preso il posto delle vecchie tradizioni e dei ricordi degli anziani istituendo lo scientismo come nuovo moloch sociale. 

La religione amministrata dal clero aveva svolto la sua funzione per secoli e ora toccava alla seduzione di scienziati che divulgavano il loro verbo dalle torri d'avorio piene di laboratori e server collegati in rete. 

In Italia, una maggioranza fatta da anziani, a sua volta creata dalla dottrina economica imperante da almeno trent'anni, avrebbe lentamente masticato l'automazione e la digitalizzazione di ogni oggetto di uso comune fino a sciogliersi in quella pozza malefica fatta di universi creati dall'arte illusoria degli ologrammi.

 Quella notte, Mister Tau stava per compiere quarant'anni. Mancavano poche ore. La mia gioventù mi guardava da lontano e davanti a me vedevo la discesa di un cammino forse rovinoso. Mi ero immaginato, per molto tempo, di poter vivere predicendo il futuro con i Tarocchi. In realtà, ero sopravvissuto a me stesso, senza mai voler ammetterlo. 

Alla fine, definitivamente, avevo perso la donna più amata tra tante. Patrizia si era sposata con il suo datore di lavoro soltanto qualche giorno prima. La bella e desiderata ragazza della mia giovinezza aveva infine definitivamente scelto la stabilità e la certezza di qualche immobile sparso in città e un lavoro ben retribuito tra scartoffie e tribunali. Un avvocato di successo era meglio di un cartomante spiantato. Che sorpresa, Mister Tau! 

Possiamo pensarla come vogliamo ma la vita ha sempre il sopravvento. Ero e sono un uomo residuale, considerato quasi un parassita da molti e persino una vera inutilità dagli altri. Le mie clienti, in stragrande maggioranza donne deluse o disperate, erano le uniche a consentirmi di sopravvivere a stento con le loro donazioni. Avevo scelto la libertà e lo studio degli antichi arcani, rappresentati da un mazzo di carte, e dovevo bere quel calice fino in fondo, senza poter mai nemmeno pensare di condizionare gli altri, tanto meno chi avevo amato molto più di me stesso. 

L'unico elemento che poteva ormai sorprendermi erano proprio i tre attentati alla mia vita che nelle ultime ore avevano frantumato le ultime illusioni odierne. Non avrei potuto neanche soggiornare nel mio, vecchio e adorato, appartamento a causa di un misterioso nemico che voleva porre fine alla mia esistenza.

Stavo ragionando su questo, quando il mio cellulare segnalò una chiamata. Erano le due di notte. Era Cassini. Voleva soltanto assicurarsi che fossi arrivato in albergo. 

- Sei quasi più affettuoso della mia ex... - volli scherzare e dimostrare che non ero triste e abbattuto. Fare la vittima non mi è mai andato a genio.

Lo sentii respirare - Mah, mi spiace un mondo che ormai siete due estranei. Devo ammettere che piaceva anche a me. 

- Ah, lo so come la guardavi. Te la mangiavi con gli occhi, vecchio depravato.

Rise - Vecchio no, depravato, forse. Cosa farai, ora?

- Con Patti? Cosa dovrei fare?

- Ma no, intendo con il tuo misterioso persecutore. 

Ascoltai il classico rumore delle stoviglie, tipico del rito del tè notturno del mio amico quando non voleva o poteva dormire. 

- Per ora, mi nascondo, poi ragiono. 

- Niente attentati, oggi?

- No, ieri è stato l''ultimo. Molto romantico, cercare di avvelenarmi il caffè mattutino. Ero andato a fare colazione da Xander, quando una signora con il cagnolino nascosto nel suo petto, ha starnutito nel mio caffè.

- La signora?

- No, il cagnolino. Minuscolo, nero come la pece, mi ha salvato la pelle. Quando il barista ha rovesciato la tazzina nel lavabo, il liquido ha fuso il metallo. Mi sono distratto un attimo a guardare le notizie della televisione del bar e qualcuno ha avvelenato la mia tazzina. La volta precedente, mi hanno infilato un serpente velenoso nella cassetta della posta. 

Cassini rise nuovamente - Sempre mezzi alquanto bizzarri, mi pare. 

- Beh, la prima volta, tanto bizzarro non era. Ero sul bus e mentre scendevo, qualcuno, alle mie spalle, ha sferrato una coltellata... nel mio portafoglio. Lo tenevo nella tasca posteriore dei jeans. Quando sono sceso, il coltello era ancora conficcato nella pelle del portafoglio. Ha ucciso l'ultima banconota da dieci euro che mi rimaneva. Tre attentati in una settimana.

- Chi hai fatto infuriare, Mister Tau?

Era una bella domanda. 

- Quando lo capirò, potrò tornare in giro. 

da LA CARTA CHE UCCIDE romanzo presto il libera lettura su questo blog.


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