Quando scrissi BAGLIORI SUL BULICAME (romanzo che potete scaricare e leggere gratuitamente cliccando sul link che trovate nella sezione di destra del blog) volevo rappresentare chiaramente cosa ci trattiene nella prigione terrestre, che molti chiamano Matrix. Dal momento nel quale abbiamo accettato di venire in questa prigione, nascendo da una donna, la Matrice ci condiziona con due trucchi fondamentali: lo Spazio e il Tempo, che poi sono le colonne che si possono vedere nella Carta della Papessa, nei Tarocchi.
Queste colonne permettono alla Matrice di imprigionare i nostri sensi. La fisica quantistica semplifica il problema, asserendo che l'universo è un ologramma, cioè una rappresentazione fatta di luce. Il che rende l'idea ma non la spiega.
Certo che la Matrice utilizza le proprietà della materia per raffigurare l'illusione che colpisce i cinque sensi, cioè prepara lo scenario. Ma le consapevolezze umane si muovono nello scenario preconfezionato della Matrice utilizzando due marcatori: Spazio e Tempo. Noi ci illudiamo di vivere, in un certo senso, muovendoci e ricordando incessantemente il passato, mentre pensiamo di muoverci vero il futuro.
Qualcuno potrebbe credere che in realtà sostiamo nella Stanza dell'Eterno Presente, come racconto nel romanzo sopra citato. Invece, noi stiamo semplicemente sognando non solo la Stanza dell'Eterno Presente ma anche il passato e il futuro. Quel che è più difficile da capire, anche per gli scienziati quantici, è che la Matrice, come l'ologramma universale, sono semplici illusioni che generano altre illusioni.
Non è vero essere nati, crescere, svilupparsi, riprodursi e poi invecchiare e morire. Somiglia a un film ma si tratta solo di un sogno dove, peraltro, sogniamo anche di addormentarci e sognare. Per farla breve, l'unico modo di uscire dalla Matrice e da questa vita così dolorosa e riduttiva, sarebbe svegliarsi dal sogno che sta diventando velocemente un incubo.
Quindi, come racconto nel romanzo BAGLIORI SUL BULICAME, si esce dalla Matrice soltanto svegliandosi dal sogno che stiamo facendo. Ci siamo addormentati con un trucco usato dai nostri persecutori-vampiri che soltanto facendoci perdere i sensi ci potevano facilmente dominare e quindi depredare.
Non esistono dei, eroi e salvatori ma si tratta solo di figure di un sogno che tende a porci nelle mani dei nostri secondini che poi gestiscono veramente la Matrice mentre la consideriamo nel momento onirico. Le morti che viviamo nell'incubo e che ci pare pure di ricordare durante varie vite, sono anch'esse un brutto sogno.
In questo modo si spiega il fatto che gli incarnati possono ricordare le vite passate ma non i momenti tra le varie incarnazioni. Accadde anche al Signorelli mentre immaginava di ricordare sè stesso nelle sembianze di un antico sacerdote etrusco.
Gli stessi tirreni compresero questo arcano e decisero di dirigere il loro sogno fino al luogo ove sognava Velthe e il cui portale esisteva all'interno degli abissi terrestri, sapendo che se la vita era un sogno, sarebbe stato un sogno anche morire. Ma avevano visto Velthe evitare di morire al Laerthe che si sacrificava gettandosi tra i bagliori del Bulicame, durante la cerimonia magica che precedeva la nuova nomina del rinnovato consiglio lucumonico. Avevano compreso che l'amata dea sotterranea poteva variare il sogno del Laerthe modificando la morte fisica nel sogno di una vita nel reame astrale, luogo da dove la dea stessa proveniva.
Sognare in astrale significa uscire dalle grinfie della Matrice e infatti i luoghi vissuti, cioè sognati, sono infinitamente migliori. Gli etruschi cercarono questo transito ed io mi auguro che l'abbiano effettivamente trovato. Probabilmente è da questo tipo di esperienze che sono poi nate le ambizioni dei vari cercatori di libertà che tramite altri artifizi, come la pietra filosofale, cercarono l'uscita dalla Matrice ovvero da questa esistenza dove noi brulichiamo fango credendo di nutrirci e nutrire il nostro, povero, spirito addormentato.
Certamente, se esiste un sogno, esiste parimenti un sognatore. Sognare di abbandonare la Matrice equivale a sognare di viverci. In questo senso, basterebbe ricordarci di svegliarci, semplicemente. Oltre questo continuo accumularsi e generarsi di sogni esiste la nostra antica condizione: il paradiso nel quale eravamo abituati a godere di una libertà e di una salute senza pari e dove solo la noia poteva diventare una limitazione e che infine divenne la nostra condanna.
Potete buttare alle ortiche specchi e calendari. Li state sognando. Questo blog, questo romanzo, questo scrittore, non esistono, al pari vostro. Noi tutti siamo altrove e stiamo dormendo e sognando. Questo ho visto e tutto questo vi racconto.
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