lunedì 25 maggio 2020

Scrivere per scrivere

La lingua batte dove il dente duole. E' proprio vero. E allora, battiamolo, sto dente che duole, come per tanti altri, ottimi, colleghi di ieri e oggi.

 E oggi mi va di parlare di uno scrittore di ieri: Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Uomo di lettere e di lettura, schivo e taciturno, che nacque a Palermo nel 1896 e uscì da questo piano terreno, a Roma nel 1957 a causa di un tumore ai polmoni. 



Giuseppe Tomasi di Lampedusa - Rai Scuola - 1
Il suo capolavoro,  fu Il Gattopardo, fu pubblicato postumo, nel 1958. Non vide mai il successo che meritava di poter vedere. Se vi interessa saperne di più su questo grande scrittore e sui suoi ultimi anni di vita, compresa la stesura del celebre romanzo, potete vedere il film di Roberto Andò: Il Manoscritto del Principe


Rivisti per Voi: il Manoscritto del principe | Roma Cultura

Anche questo ottimo e dignitosissimo autore fu ampiamente e tristemente scartato da Mondadori e Einaudi, cui il manoscritto del Gattopardo era stato inviato in lettura. 

Vedete per quale motivo, sono quasi orgoglioso di essere emarginato da lor signori? La grande editoria italiana è ricca di esempi di errori clamorosi come quello che coinvolse il buon Tomasi di Lampedusa

Ecco per quale motivo vi prego di leggere questo blog, e sono felice se lasciate qualche messaggio o commento. 

Vedete, per chi scrive, il successo non conta. E se mi leggete, o voi giovani e brillanti autori, non dovete assolutamente perdere la fiducia nei vostri mezzi. 

Si scrive per scrivere, non per fare successo. qualunque sia il vostro valore, e qualunque tipo e qualità di opera potrete mai mettere su carta o salvare come file di testo sul vostro computer; non dovete inseguire il successo ma solo la qualità di quel che scrivete, inizialmente per voi stessi. 

Non vi arrendete mai agli egoismi e ai meccanismi infernali-commerciali dell'editoria del vostro tempo. E ricordate: se non ottenete la presenza in libreria, è quasi impossibile riscontrare il minimo successo di vendite tramite la sola esposizione sui siti di commercio elettronico. 

Scriviamo in migliaia, e abbiamo solo il nostro nome come presentazione. In libreria, il cliente può prendere in mano il libro, guardare la copertina, odorarne la consistenza spirituale. Perché il libro è un oggetto e resta impresso in quelle pagine lo spirito di chi scrive, ve lo garantisco. 

Le parole hanno un potere enorme, e chi le ha scritte e riunite in un testo, imprime in quelle parole la sua energia spirituale. Dato che la letteratura è una forma di comunicazione, solo entrando in contatto con l'oggetto-libro è possibile iniziare quella comunicazione. 

I file che si possono leggere tramite dispositivi elettronici ne conservano la descrizione ma non le caratteristiche spirituali. 

Se dovrete scegliere, nella vostra esistenza, se guardare la persona amata in un filmato piuttosto che in una fotografia, o invece di poterla vedere davanti a voi e avere persino la possibilità di toccarla, cosa sceglierete? 

Tuttavia non gli scrittori e neanche i lettori scelgono quali libri poter esporre nelle librerie, che, tra l'altro, non dispongono certo di spazi così ampi da poter comprendere ogni possibile produzione di questo Paese.  

E allora, come accade, scelgono gli editori secondo il loro giudizio. Mestiere importante, il loro, perché dispongono di noi, autori e lettori, a loro piacimento. 

Non possiamo farci nulla. Su questo piano, inevitabilmente, la competizione tra individui resta fortissima e non è certo connotata da equità, né giustizia. 

Ricordo che il mio maggior successo l'ho riscontrato con La Notte Comune, raccolta di racconti che fu distribuita, nel 1998, da Teseo Editore in Roma in almeno una ventina di librerie nella Capitale e vendette praticamente tutti i libri stampati, tranne una ventina che ancora conservo nella mia libreria. 

Solo l'allora Libreria Rizzoli, all'epoca sita nei pressi di via del Corso, effettuò l'ordine di tutte le copie disponibili per tre volte. 

Un successo, direte voi, che restò lettera morta. A nessuno interessò uno scrittore che all'esordio aveva collezionato questo piccolo record di vendite, in un paese dove, lo ripeto, se non ti pubblica un grande editore, non sei nessuno. 

Per loro, ma non per te stesso, caro collega autore. Noi dobbiamo continuare a scrivere il meglio che possiamo per un motivo solo, fondamentale, e molto più importante di qualunque successo letterario in Terra. 

Il motivo di cui parlo,  esiste nella dimensione dello spirito dove alberga l'essenza di ognuno di noi. E' tardi, ora, per dire altro su questo tema ma ne riparleremo. 

Scrivere per scrivere è dunque possibile? Ma certo: e pubblicare quel che si scrive, parlarne a tutti, potenzialmente, con un blog, è un sistema per superare l'emarginazione decisa dagli editori. I quali avranno sempre il potere di decidere cosa stampare e distribuire ma non chi può scrivere e cosa. 

Questo, nostro potere, è veramente eccezionale. Lo dimostra anche la vicenda di Tomasi di Lampedusa, con la quale ho aperto questo post. Valeva per lui, vale per chiunque componga un poema, un racconto, un romanzo che deve poter vedere la luce. Se non vi sentite di pubblicarlo o non potete, parlatene e descrivetelo agli altri come e quando riuscirete a farlo.  Avrete, in tal modo, onorato il vostro ruolo e vi garantisco, cari lettori-autori, che è tutto quel che conta. 



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