martedì 8 settembre 2020

BAGLIORI SUL BULICAME - un estratto

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Scrivendo queste note, che poi intendo riassumere in un libro, mi rendo conto che la sequenza dei fatti narrati possa apparire non sempre logica. Ma quella, stessa, logica comune che caratterizza la quotidianità di ognuno di noi, nella mia vita, in quei giorni particolari, fu più volte interrotta da eventi non catalogabili perfettamente in una cronologia  concreta. Se, come ipotizzato dai miei amici, ci furono davvero alcune fratture spazio-temporali, non sono ancora in grado di provarlo e tanto meno neanche di dichiararlo apertamente. Sto solo raccontando quel che penso di aver vissuto realmente, se per realtà si intende la certezza individuale della propria esistenza.

Vidi Salbeni seduto su una pietra, nel Parco di Bomarzo. Doveva essere mezzo pomeriggio, con il sole velato da alcune nuvole insistenti. Intorno a noi, piccoli gruppi di turisti si aggiravano lenti, chi commentando, chi ridendo e scattavano molte fotografie.

 Il Parco dei Mostri, come viene definito, fu edificato su commissione di Pierfrancesco Orsini da Pirro Ligorio, allievo di Buonarroti, nel 1547 su una superficie di quasi tre ettari. Un genere indefinibile, allegorico e grottesco, caratterizza statue e architettura dei vari edifici; ma il parco attuale non è quello originario dato che in tempi molto più recenti, la Famiglia Bettini ha risistemato l’intero insieme delle attrazioni una volta rilevata la proprietà. Se fu edificato quale percorso iniziatico-alchemico, è quasi impossibile, oggi, trovarne il significato originario. Di questo mi parlava Salbeni, mentre pochi turisti si aggiravano tra le statue orripilanti e le sculture impossibili.

- Resta solo il bosco di conifere a ricordare il passato – commentò – la memoria degli uomini è troppo labile. Spesso ricordiamo faccende ed eventi del tutto inutili e invece quel che potrebbe essere determinante, giace in un angolo della nostra memoria. Eppure, se potessimo ricordare tutto, quanto saremmo più felici!
        - Perché ci vediamo qui?

         Salbeni sorrise con una smorfia. Mi guardava dal basso e gli dava evidentemente fastidio alzare il collo per parlarmi – La Tuscia conta alcuni luoghi altamente simbolici e non potrebbe essere altrimenti. Il territorio abitato dai Tirreni è stato oggetto di ripetute invasioni dopo il periodo romano, e alla fine ha deciso di morire di pace e non di guerra. In questa epoca, sopite le passioni, chetati gli entusiasmi, resta, come in questo parco, solo traccia degli orrori.
- Signor Salbeni, ho problemi peggiori a cui pensare. Qualcuno mi sta mettendo in guardia contro il Tempo e i suoi effetti più nefasti. Non so come uscirne.
- Da dove vorrebbe uscire? Non si trova facilmente una via d’uscita dalla vita come la intendiamo. Questo parco voleva raccontare proprio quel che nei libri non si trova, tramite archetipi, ovvero immagini che parlano allo spirito. Il territorio dell’intera Tuscia odierna è, per molti versi, sacro. La gente vede e discute quel che può incontrare durante il breve percorso di una vita ma nel tempo, pensieri, opere e paesaggi permangono immutabili.
- Forse permangono le intenzioni perché oggi il Parco dev’essere ben diverso da quello che la Famiglia Orsini voleva lasciare ai posteri. – ricordai.
- Sì, certo, ma non conta l’aspetto di oggi o di ieri. Conta il suo immutabile aspetto nel tempo. E’ il racconto di un sogno e come tutti i sogni, ci porta dove realmente viviamo. Anche se l’abbiamo dimenticato. Molte, quasi tutte, le creazioni della nostra mente, sono prese pari pari da immagini già esistenti. Nulla si crea e nulla si distrugge.
- Dicono, di là, che lei sia morto. Questa cosa mi fa paura.
Salbeni rise silenziosamente, come si vergognasse delle sue reazioni – Mi sono accorto ben presto, quando potevo discutere animatamente di argomenti simili con B. davanti ad un ottimo bicchiere di grappa, che vita e morte sono concetti un po’ desueti. Lei sa, o ha saputo, da quei simpatici ricercatori, che ci sono sensitivi che non distinguono i vivi dai morti?
- La Parapsicologia ne ha contati alcuni, di questi sensitivi.
- Ah, già, la vecchia, cara, Para… Che è come guardare una montagna con un microscopio. Sapesse quanta gente, che non è o non sa di essere un sensitivo, passeggia, vive, lavora con esseri che non sono catalogabili come viventi o appartenenti alla stessa razza dei viventi, attualmente, almeno su quello che credete il vostro piano. Piano che abitualmente lasciate sul letto quando dormite e passeggiate, qui, con noi. Voglio dire: con le persone come me…Avete solo chiuso gli occhi e addormentato quella centralina di trasmissione che avete nel cranio e che funge da filtro.
Mi sentii, per un attimo, furioso. Non riuscivo a capire né il senso delle sculture e degli edifici che vedevo e tanto meno le parole del mio interlocutore.
- Non riuscirete a convincermi che veglia e sonno sono la stessa cosa.
- Infatti, non lo sono. La veglia, come dice lei, è una scelta; il sonno è inevitabile, è una necessità, fino a prova contraria. Si è mai chiesto perché?
- La medicina ha una spiegazione per questo….
- Certamente, la medicina è specializzata a chiarire per quale motivo sono morti i cadaveri. Bella scienza! La vita non la spiegherà mai perché la vita non la conosce. La vera vita è nel corpo di sogno, ed è la vita psichica. Il resto è un gioco di specchi molto in voga ma che finirà, inevitabilmente. Volevamo la prova che fossimo noi, che fossimo vivi, e siamo morti. Morti. Una miriade di miliardi di morti, che si susseguono nel Tempo e lasciano il loro ributtante olezzo nei milioni di anni, come dopo il passaggio di una mandria di cavalli che corra dove non sa, pur di correre. E’ parte della scena di una commedia, e noi, comparse e piccoli attori, lì a tener caldo il palcoscenico. Lei parla con disinvoltura di vita e di morte, vorrebbe catalogare come morti me e tutti quelli che da sempre sono intorno a lei, mentre è sveglio e mentre dorme e sogna. Tutti le parlano all’orecchio, ma lei decide di ascoltare solo la musica che le piace. Lo sa perché inventarono la musica, eoni fa? Per non far ascoltare la voce dei morti! E, nel contempo, continuare a raccontarvi la solita favola sulla vita… e su voi che siete tanto vivi da non ricordare neanche chi eravate quando la vita la gustavate davvero.
- E allora mi spieghi pure la differenza che c’è tra me, che ora sto sognando e lei che vive in un altro piano.
Salbeni rise – Ora pretende troppo. Lei ed io stiamo sognando ancora. Forse pensa davvero che il sogno finisca con la morte fisica… Ma quale morte? Quale vita? Quale sogno?

Mi rizzai a sedere sul letto. 

Avrei dato qualunque cosa per non far svanire le immagini di quel sogno, ma, come sempre, restò solo un vago ricordo. 

Siamo dei bei vigliacchi, noi che pensiamo di essere vivi. Quante volte desideriamo che le immagini del sogno non svaniscano, e cosa daremmo pur di tornare in quel reame… Ma poi pensiamo che le vicende della vita quotidiana siano le uniche veramente importanti. Poveri noi, che destino gramo ci riserva questa meravigliosa vita!

estratto da BAGLIORI SUL BULICAME, disponibile su Amazon.it sia in versione cartacea che come file da scaricare sul dispositivo preferito.


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