domenica 24 ottobre 2021

Il concetto di libertà e il concetto di detenzione

 Suole dirsi che si pensa alla democrazia solo quando la si sta perdendo. La democrazia è una concezione umana. Un gruppo, una comunità, sceglie un determinato metodo di auto-amministrarsi. Tutto qui. Al contrario, se un determinato gruppo di persone facente parte della stessa comunità assume un comportamento autoritario sugli altri, allora parliamo di regime o peggio di dittatura. 

Pertanto, quando in questi tempi malati si parla di dittatura sanitaria, vuol dire, in realtà, che una classe politica dominante, in un determinato territorio o amministrazione, assume un carattere autoritario nei confronti dei propri simili o sottoposti. 

Ma ciò non vuol dire che quelle persone soggette a una dittatura fossero libere in precedenza.

L'essere umano, per definizione, non è libero. Non si può pretendere di essere liberi se non si sceglie come,  quando e dove venire al mondo e neppure si è in grado di scegliere come,  dove e quando andarsene dal mondo. 

La nostra vita inizia con un atto di pura costrizione: venire al mondo tra le sofferenze di nostra madre e per decisione di nostra madre e di nostro padre. Questa è la realtà dei fatti.

Non ricordiamo il nostro assenso, non possiamo annoverare una tra le scelte possibili, il nascere su questa Terra. Se ciò fosse avvenuto, ovvero se una scelta è stata fatta da noi stessi, non lo ricordiamo e quindi non possiamo neppure discuterne. Una nascita è frutto del destino? Il destino, è per eccellenza un puro despota. Se invece l'ha deciso qualcun altro ai nostri danni, sempre di atto autoritario si tratta.

Venuti al mondo ci ritroviamo a dover assimilare forzatamente le convinzioni dei genitori, poi le convinzioni degli insegnanti e infine, con la maggiore età, le convinzioni-obblighi della comunità dove ci siamo trovati a nascere. Leggi e regolamenti sono soltanto obblighi che talvolta comprendono diritti e concessioni.

Ora siamo perfetti detenuti.

Vivere secondo le leggi di altri equivale a una schiavitù o alla detenzione.

Cosa significa schiavo? Significa che qualcuno ci ha privato della libertà. Che prima avevamo.

Siamo mai stati liberi, su questa Terra? No di certo. Quindi non possiamo definirci schiavi.

Siamo quindi, detenuti, perchè ci troviamo, insieme ad altri, in una prigione, più o meno vasta, più o meno gradevole, più o meno vivibile. Sempre di prigione si tratta.

E questo fatto lo possiamo dolorosamente constatare in ogni momento della nostra esistenza. Dovremo ubbidire a una serie di regole chiamate leggi e codici che non solo modificheranno le nostre attitudini naturali ma soprattutto ci indicheranno sempre e comunque un sentiero da percorrere, come pecore al pascolo, che, notoriamente, non sono libere. 

Le persone particolarmente sensibili, o persino consapevoli, potranno cercare allora metodi sempre più raffinati per trovare un angolo di maggiore autonomia all'interno della prigione dove viviamo tutti e che abbiamo chiamato Terra.

Un posto che qualcuno pensa essere un globo che corre nello Spazio e che altri ragionano invece sul fatto di trovarsi in un territorio non definibile come forma ma certamente immobile, pieno di leggi, militari che le  fanno rispettare e di muri o confini. Questi muri spesso sono chiamati confini, sbarramenti, luoghi non accessibili, che siano materiali, quindi concreti oppure semplicemente decisi dal potere costituito. 

I confini politici ne sono esempio lampante.

Tra le leggi che conosciamo, alcune di queste sono state elevate a diritto internazionale: il che vuol dire che sovrastano le altre leggi locali. Attenzione perché questa definizione è ben conosciuta dalla magistratura: la scala delle leggi è fondamentale.

Erano leggi che permettevano ai Romani di tenere in schiavitù i loro prigionieri. E altre leggi gli permettevano di farne dei liberti e infine uomini liberi (così definiti).

La legge più alta che abbiamo sulla prigione Terra si chiama Diritti dell'Uomo. eppure in alcuni territori questa legge altissim aviene palesemente piegata a leggi locali. Un controsenso? Certamente solo se si pensa che quanti sono sottoposti alle leggi internazionali e locali siano uomini liberi.

E invece non lo sono. Infatti nessun esercito o polizia o magistratura si sta occupando di quanti sono stati privati palesemente di quei diritti inclusi nella raccolta dei Diritti dell'Uomo. Quel che state vedendo in Italia, e non solo, compredne violazioni chiarissime non solo della Carta costituzionale interna ma soprattutto del dirtito internazionale. Vedete forse qualcuno o qualcosa che si oppone ai dittatori interni, nonostante i tentativi di denuncia di vari personaggi definibili politici?

Questa dolorosissima presa di coscienza dimostra che pensavamo di essere uomini liberi, e invece di fatto siamo detenuti soggetti al regolamento di una prigione che, a sua volta, incide nettamente su altre leggi e regolamenti seppur di grado superiore.

Il detenuto è infatti stato privato della libertà precedente a causa di vere o presunte violazioni di leggi. In un carcere vige un regolamento, le leggi di fuori cessano di aver effetto all'interno.  Carcere significa altre mura, altre catene e l'impossibilità di lasciare quelle mura e quelle catene.

Se oggi l'italia, o meglio il territorio italiano, viene sottoposto a questo regime autoritario ciò accade in quanto a livello superiore è stato deciso che il popolo che vi risiede è in stato di detenzione. Non era libero prima, eppure ora è prigioniero di una legge o regolamento che è in netto contrasto con le norme pure superiori ma che vengono palesemente disapplicate in Italia. 

Come avete visto, anche le corti nazionali e internazionali non intervengono. 

Avete anche visto che la maggior stretta eseguita sul popolo italiano è stata applicata chiamando un certo signore molto noto alle autorità internazionali, che non è passato tra le procedure elettorali. Un effetto simile si era già avuto in precedenza quando lo stesso signore inviò una lettera ricevuta da un altro signore che governava l'Italia in quel momento. Il suo governo cessò di esistere e fu chiamato Monti a suo posto. Fu chiamato, non eletto.

Oggi è stato chiamato Draghi che, nei fatti, si dimostra superiore sia alle vecchie leggi interne, sia al diritto internazionale. Quel che discende da questa persona non viene sottoposto alla censura del diritto intenzionale. Ce lo dicono i giudici chiamati a valutarne l'operato, non è un mio parere.

Quindi, se ne ricava che Draghi è una sorta di proconsole internazionale che opera secondo decisioni superiori ai singoli territori, Italia compresa. Palese è la perfetta analogia con gli istituti di pena chiamati carceri dove comanda un direttore.

Cosa abbia fatto la popolazione italiana per meritare un carcere ulteriore all'interno della prigione-Terra, non lo sappiamo ma possiamo immaginarlo.

Di certo, noi detenuti italiani dobbiamo avere la certezza del luogo in cui ci troviamo e del motivo che ci rende molto meno liberi di quanto eravamo prima, relativamente liberi. Non schiavi, come dice qualcuno, perché la libertà non l'abbiamo mai conosciuta, ma detenuti con differenti gradi di privazione personale. 

La condanna consiste nel sottostare a un regime sanitario e riceverne le privazioni previste: o meritarsi una patente statale che comprende due trattamenti sanitari (Vaccinazione o tampone sanitario che secondo le norme internazionali devono essere volontari ed erogati solo mediante consenso informato) oppure vivere subendo alcuni divieti e privazioni ulteriori di libertà: non potersi muovere, non poter frequentare determinati luoghi, non poter nemmeno lavorare; forse, tra poco, anche peggio. Tutto questo è tipico di un regolamento carcerario e non di un territorio sovrano, autonomo o libero.

L'unica domanda lecita, a questo punto, è: per quale motivo è stata emanata una sentenza di detenzione del popolo italiano? 

Per quale motivo, in altre parole, in Italia non vige più il diritto internazionale? Quindi, per quali motivi la popolazione è sottoposta a un regolamento di tipo carcerario?

Dato che le Elite, ovvero i secondini della prigione-Terra agiscono sempre dovendo confessare i loro atti, devono anche rispondere a questa domanda. 

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