In mattinata, il gruppo si sciolse. Olga si fece promettere che l’avrei contattata almeno per mail, dato che le linee mobili, secondo i miei ospiti, erano completamente controllate dai Servizi.
Fu mentre uscivamo che Ugo si bloccò accanto alla saracinesca alzata. Iniziò a scrutare i dintorni, come se potesse guardare a varie altezze e a diverse profondità.
Olga mi sussurrò all’orecchio:
- È un sensitivo che riesce a produrre chiaroveggenza. Secondo lui c’è qualcuno nei dintorni.
Vedevo l’agente rigido e proteso verso qualcosa che io non potevo scorgere. Davanti a noi c’era solo il piazzale, e oltre questo la strada, tra l’altro percorsa, in quel momento, da poche automobili. Alle nostre spalle si estendeva quasi mezzo chilometro di sterpaglie prima del gomito della stessa strada. Le abitazioni più vicine erano a circa tre chilometri in linea d’aria.
Non vedevo alberi né arbusti talmente fitti da poter nascondere una persona. Eppure l’espressione di pericolo dell’agente di Alfa era evidente.
Igor estrasse un revolver, imitato da Lia. Olga si limitava a fissare il niente davanti a sé.
Non sapevo cosa pensare anche se la tensione nervosa era al massimo.
- Sono qui – sussurrò Ugo.
Igor scosse il capo – Il rifugio è compromesso. Ma come…?
- Entriamo lentamente nelle automobili. Proviamo a forzare il blocco.
I due uomini si misero alla guida delle vetture; Lia m’invitò a risalire sull’auto che mi aveva portato in quel luogo.
Igor e Olga erano venuti con un furgoncino bianco dall’aria anonima.
Si alzò una specie di vento circolare intorno alla costruzione.
- Non eravamo protetti, là dentro? – domandai a Lia che mi sedeva accanto.
- Penso abbiano intercettato te, seguendo il tuo percorso in auto. Trarre le conclusioni non è stato difficile. Te l’abbiamo detto: i Rettili ti hanno copiato il codice genetico, trasformandolo in una sequenza alfanumerica digitalizzata. Quel che vorrebbero fare a livello di massa con i microchip corporei, insomma.
Ugo aggiunse:
- Utilizzano scanner non organici. Sono forme vitali diverse da noi che possono volare non visibili da occhi umani. Qualche cane riesce a fiutarli. Io li percepisco come vibrazioni estranee nel campo visivo. Sono una specie di sonda intelligente.
- Ci seguiranno, se andiamo via. – osservai.
- Te l’abbiamo detto. Siamo protetti dagli antichi dei.
- Come possono sapere che abbiamo bisogno di loro?
Lia mi toccò il braccio – Stai dormendo? Come ti trova la donna Elohim che ti tira da lei quando ha bisogno di parlarti? Telepaticamente, ti assegnano un canale. Come si fa con la rubrica di un cellulare: ti possono ricevere e quindi parlare quando vogliono.
- Tra poco interverranno. – confermò Ugo che continuava a tenere lo sguardo fisso verso la costruzione dove avevamo dormito e le mani sul volante.
- Purtroppo, il rifugio è compromesso. – aggiunse Lia.
Vidi il furgoncino con gli altri due agenti muoversi verso la strada, lentamente. Ricordavo un altro tipo di inseguimento, quando Igor era riuscito a seminare una forma che di terrestre non aveva nulla.
Anche la nostra auto si mise sulla scia del furgoncino e lasciammo quell’area ormai non più sicura.
Vedevo il collo di Ugo madido di sudore nonostante il condizionamento dell’aria attivato e funzionante – Ci seguono… o meglio: seguono te!
- Se prendo quella specie di serpe che ti ha portato nel loro nido, la strangolo con le mie mani! – ringhiò Lia.
Non sapevo cosa dire e soprattutto cosa fare. Non mi riusciva di odiare Claudia e se era vero che le copie biologiche, ammesso che fosse una di loro, cercavano relazioni stabili, il suo tradimento era contraddittorio.
Ugo stava prendendo velocità ed io non vedevo più, davanti a noi, il furgoncino guidato da Igor. Eravamo in una strada alberata, che sembrava una delle tante di Roma che corrono parallele con le strade consolari ma non mi riusciva di capire esattamente dove. C’era pochissimo traffico, e apparentemente nessuno ci seguiva.
Anche Lia guardava nel vetro posteriore, con il viso contratto.
- Riesci a vederli?
- No. Temo che tra poco, vedremo altro. In alto.
Infatti, non passarono trenta secondi che una specie di sensazione forte nell’ombelico mi costrinse a cercare di alzare lo sguardo per fissare il cielo. Tra le nuvole basse, vidi una specie di elicottero che però non emanava il caratteristico rumore di eliche che fendono l’aria. Sembrava piuttosto scivolare tra le nubi, silenziosamente.
- Un elicottero?
Lia fece una smorfia – Ugo… ci stanno sopra!
La nostra auto sterzò a destra, infilandosi nel boschetto di pini accanto alla carreggiata.
Proseguimmo nella stessa direzione ma all’interno del boschetto mentre l’apparecchio era sparito sopra le fronde degli alberi. Il cielo stava diventando scuro con le nuvole che sembravano voler scaricare la pioggia di un classico temporale estivo.
Mi parve di vedere la neve. Compresi subito che si trattava dei famosi capelli d’angelo che ogni ufologo fa risalire alla manifestazione di Ufo a bassa quota. Oppure, quel che si verifica durante le famose apparizioni mariane in ogni parte del mondo.
Ero anche certo che in qualche modo stava variando la vibrazione elettro-magnetica dei nostri corpi e del veicolo su cui viaggiavamo. La luce stessa stava mutando, come se ci trovassimo in una sorta di scenario differente. A un certo punto vidi che le fronde degli alberi cambiarono di colore. Lia mi strinse Il braccio con un forza inusitata. Mi voltai verso il suo viso che non vidi, dato che si era sovrapposto uno strano bagliore alle sue fattezze.
Estratto del romanzo I RETTILI TRA NOI - Amazon, pag. 446 - Solo 99 centesimi
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