lunedì 28 febbraio 2022

Un virus è servito a scardinare la Costituzione, ma con l'acqua inquinata cosa faranno?

 Non esiste soltanto giornalismo cattivo o inutile. Talvolta, nel vero deserto mediatico proprio delle grandi catene editrici e dei canali televisivi di tipo industriale, ecco che spunta qualche pubblicazione indipendente dove è possibile reperire articoli utili, cioè informativi.

Nel caso di specie, si tratta di un articolo che ho riscontrato essere in Rete dal 18/06/2020 ed ora riportato nell'edizione numero 106 dal 24 febbraio al 9 marzo 2022, del giornale gratuito Il Caffè di Roma. Prima pagina. Il link dell'articolo riportato sull'edizione telematica è QUI.

Una di quelle notizie che scuotono le coscienze e fanno comprendere l'età intrisa di follia collettiva nella quale stiamo precipitando. 

Dopo la pandemia, servita anche a scardinare la nostra Costituzione e, per il resto, molti dei diritti che consideravamo connessi con la vita stessa, ecco che arriva un provvedimento preso tra Acea e Sindaco di Roma che fa sinceramente rabbrividire. 

Si dirà che i depuratori moderni sono sicuri. Con questa certezza declamata e non oggettiva, dato che non possiamo tenere sotto controllo il depuratore ogni volta che apriamo il flusso dell'acqua corrente, non ci si spiega per quale motivo dovremmo depurare l'acqua tra le più inquinate che esistano che nel caso di specie appartiene al corso del fiume Tevere.

Il biondo Tevere, dove è anche vietato pescare, tra poco fluirà dai nostri rubinetti. 

Ho criticato spesso i signori magistrati dato che a mio avviso hanno assistito senza battere ciglio a una valanga di reati costituzionali commessi da chi amministra il potere durante gli ultimi tre governi di questa legislatura, tipo chiudere la gente in casa mediante un dpcm neppure convertito in legge e imporre multe salate a chi trasgrediva. Se tale è il concetto di libertà proprio di una società che pretende di essere liberale e democratica, siamo fritti.

A parte questa facile considerazione, a me sembra altrettanto incredibile e anzi maggiormente pericoloso quanto disposto dall'ex Sindaco del Comune di Roma, con Acea e pacificamente fatto passare da Arpa, l'agenzia regionale di controllo.

Nel biondo Tevere c'è veramente di tutto, come accade purtroppo in molti fiumi che attraversano le città inquinate dei nostri tempi. Il pericolo chimico dev'essere però sostanzialmente distinto nella scala di nocività, dal pericolo organico e per quanto so io, è secondo soltanto al pericolo d'incendio. 

Secondo l'analisi compiuta da un gruppo di ricercatori dell'Università di York contenuta in uno studio citato nell'articolo stesso rilanciato in questo post, il Tevere contiene anche: 500 nanogrammi per litro di farmaci anti-iperglicemici, 91,6 nanogrammi per litro di di analgesici e antidolorifici, 3,62 nanogrammi per litro di vari antibiotici, 61,3 nanogrammi per litro di anticonvulsanti, 9,97 nanogrammi per litro di antidepressivi, 10,3 nanogrammi per litro di antistaminici, 14,2 nanogrammi per litro di beta-bloccanti.

In pratica un'intera farmacia liquida.

Il potabilizzatore che dovrebbe depurare l'acqua anche dagli inquinanti chimici risulta all'estensore dell'articolo, spento, quindi non funzionante. Dato che non ho letto tale notizia da altre fonti, devo supporre che per ora il pericolo non esista ma potrebbe esistere nel momento in cui qualcuno deciderà di immettere parte del fiume nel depuratore e quindi far arrivare questi liquidi nei rubinetti di Roma e provincia.

Mi viene spontaneo sperare che sia le copie del giornale qui citato che questo stesso post passi sotto la lente dei nostri procuratori della Repubblica. Questa è una pubblica denuncia, insomma, mi pare evidente.

Ora, il Lazio è una regione piena di acqua e abbiamo persino la possibilità di depurare l'acqua marina in caso di emergenza, un po' come accade nei paesi arabi.

Per quale dannato motivo si debba andare a cercare di depurare l'acqua altamente inquinata del Tevere per farla bere ai Romani, io non riesco a capirlo.  

Non so se si tratti di dabbenaggine, di semplice gusto per il brivido, oppure di ignoranza vera e profonda. Non riesco a comprendere, per esempio, come l'Arpa abbia fatto passare questo progetto altamente rischioso.  Attenzione perché la questione è operativa dal 2018, altro che tempi tecnici. 

Non mi recherò in procura per denunciare il fatto perché lo sto già facendo con questo post che riguarda tra l'altro notizie ampiamente note al grande pubblico e diramate tramite il  sito web del giornale citato oltre  alle copie cartacee del giornale stesso, distribuite gratuitamente in molti punti relativi a negozi e supermercati di Roma, per quanto so io. 

Ai miei lettori lo voglio raccomandare per l'alto grado di inquietudine che diffonde una notizia del genere. Credo proprio che dovremmo ricominciare a fare le pulci a chiunque pretenda di esercitare la pubblica amministrazione con grande concentrazione da parte nostra. Fidarsi a occhi chiusi di queste persone può essere veramente rischioso.  

Determinate sicurezze, come quelle che riponevamo per esempio nella potabilità delle acque, andrebbero forse ampiamente riviste. Mi chiedo, se questi sono i canoni di sicurezza adottati qui nel Lazio, in quali e quante città del nostro Paese esistono evidenze e quindi pericoli simili.

Forse, tutto lavoro per i signori procuratori della Repubblica: una bella inchiesta in tal senso, non sarebbe di certo tempo sprecato. 

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