mercoledì 13 aprile 2022

Alieni e Polizia

 

Come ogni, vera, novità, il cambiamento avvenne all’improvviso. La mia vita fu letteralmente stravolta nello spazio di una sola giornata.

Ero solo in casa, dato che mia moglie era uscita per la spesa quotidiana, continuando a lamentarsi del mio comportamento. La capivo ma non avevo nessun peccato da scontare con la mia coscienza.

Perfettamente consapevole che, ormai, la mia stessa esistenza fosse riunita emozionalmente intorno all’unica attività che riuscisse a permettermi di concentrare l’attenzione e tenere sopite le molte tensioni che assillavano la mia mente: la letteratura.

Avevo pensato di correre a cercare Claudia e la sensazione di completezza che mi offriva il contatto con il suo corpo, ma era troppo evidente che cercavo solo un’altra sposa per quanto fittizia nel cui grembo annullare la forte sensazione di inutilità che mi opprimeva.

La parte finale della mia vita biologica si annunciava con le peggiori sensazioni che era possibile annullare solo mediante il dormire e quindi il sognare.

Il male di vivere si denota in differenti modi per ognuno di noi e colpisce il nostro essere in diversi momenti. Diventa, in quei frangenti, necessario potersi aggrappare alle ancore che il nostro istinto di auto conservazione ci offre come  avviene nel caso di relitti galleggianti provenienti dai resti di qualche natante e che costituiscono la salvezza per un naufrago.

Scrivere era il mio relitto, tanto poco produttivo in termini economici, quanto prezioso per la mia stabilità psichica ed emotiva. Non avrebbe potuto rivelarsi come la mia salvezza nei confronti di qualunque minaccia possibile; tuttavia, era un solido scudo contro il pericolo proveniente da me stesso.

La mia mente stava infatti vacillando.

Fin da giovanissimo, avevo deciso di fondare la costruzione della mia vita basandomi sull’efficienza mentale e annullando le tempeste ormonali tanto quanto i sentimenti fuorvianti.

Il male di vivere viene a rammentarci che la vita stessa provoca attriti con la sfera psichica, da non confondere con il concetto di Anima.

La psiche è relativa a un vero e proprio corpo che può stare bene o male, come il corpo fisico. Gode e soffre come il corpo fisico.

Talvolta, aspira comunque a liberarsi da quest’ultimo.

Ero perfettamente consapevole che il suicido non ci è permesso al pari dell’omicidio.

Dovevo, quindi, considerarmi di nuovo un povero naufrago che si sarebbe dovuto aggrappare ai rottami della sua stessa, vecchia, esistenza.

Questi erano i miei pensieri all’inizio dell’ avventura narrata nel precedente romanzo, quando Carlo mi presentò l’addotto identificato con la lettera B. La verità è che mi dedicai a quell’indagine, oltre che per il progetto di ricavarne un libro, anche per vincere la mia continua depressione morale.

La mente poteva così di nuovo ergersi a condottiera del mio essere.

Quella sensazione così appagante, era di nuovo scomparsa durante il periodo narrato in questo romanzo, prima d’incontrare Claudia e impegnarmi nella ricerca di Carlo. Non avrei mai potuto immaginare di costituire per lei oggetto di desiderio fisico.

In altre parole, avevo dimenticato del tutto le esigenze tipiche di un maschio in discreta salute. La mia parte emozionale era parimenti sopita.

La mente sola mi serviva per poter scrivere. Era il suo ulteriore e definitivo trionfo e tramite questo sostenevo la mia stessa esistenza.

La mente che mi permetteva di esprimermi con la letteratura e si sopiva solo quando la parte psichica prendeva il controllo per dirigere le esperienze oniriche. Questo è un esempio di come conducevo la mia esistenza interiore durante il periodo che sto narrando in questo romanzo.

Avevo raggiunto un equilibrio precario, basato comunque sul tentativo di ridurre a quasi nulla le esigenze fisiche, eppure, come sempre, un tentativo del genere trova l’opposizione quasi immediata del mondo in cui siamo costretti a vivere e agire.

In questo modo avevo inquadrato la breve relazione vissuta con Claudia, e quindi l’avevo in qualche modo archiviata.

L’incontro con i due agenti di Alfa era bastato a farmi comprendere come la loro organizzazione fosse frammentata sul territorio e non rispondesse più a una logica verticistica. Inoltre, le loro spiegazioni sulla morte di Carlo non mi bastavano di certo come non bastavano ad altri.

Sentivo che la vicenda che stavo vivendo presentava una molteplicità di aspetti non chiariti, alcuni misteri e una parte del tutto oscura e incomprensibile.

Il cambiamento era nell’aria e ovviamente nelle manovre dei regimi terrestri. Era logico ma non del tutto accettabile che quella manfrina fosse dovuta solo all’egoismo di Big Pharma.

Le Elite potevano nutrirsi in abbondanza anche tramite altri canali. Se volevano arrivare alla dominazione completa da garantire alla parte aliena di riferimento, il semplice commerci odi vaccini non poteva bastare loro.

Un sabato mattina, ricevetti una convocazione da parte della Questura di Roma per informazioni da dover rendere. Ero quasi certo che si riferissero alla morte del mio, povero, amico.

Infatti, dopo aver atteso un paio d’ore in una stanza di tali uffici, un funzionario con due enormi occhiali da vista mi fece entrare nel suo.

Il locale era arredato con tre scrivanie e relativi computer con stampanti, e due poltroncine davanti a ogni postazione; in altri tempi aveva certamente ricevuto pubblico per motivi di servizio. Con le precauzioni dovute alla pandemia, ora poteva entrare una sola persona per volta, indossando la fatidica mascherina.

Attesi per quasi cinque minuti che il funzionario leggesse qualcosa da una cartellina. Senza una parola, mi depositò davanti la fotografia di un cadavere, ruotandola con la mano per farmela guardare.

- A chi somiglia?

Lo fissai senza una parola.

Accigliato, riprese:

- Non vuole rispondere?

Alzai un sopracciglio anch’io.

Il funzionario lasciò la fotografia davanti a me, poi si grattò leggermente il mento, sotto la mascherina.

- Questa persona è stata ritrovata a Rieti, pochi giorni fa. Identificata a fatica tramite le molte fotografie nell’archivio delle persone scomparse nel Centro Italia. Viveva a Viterbo, in realtà, poi è scomparso due anni or sono, nel nulla.

- Se ne avete ritrovato il cadavere, direi che, purtroppo, il caso è chiuso. – commentai.

Lo sguardo del funzionario si fissò tra le mie sopracciglia, insistentemente. Mi guardava con ostinazione. Io spostai lo sguardo sulla fotografia, studiandone ogni particolare. Volevo convincermi che non si trattasse di Carlo, anche considerando le spiegazioni fornite da Lia e Ugo.

- Ha mai sentito parlare del Gruppo Alfa? – domandò all’improvviso. Cercai di leggerne il nome sul cartellino appuntato al taschino della camicia, senza riuscirci. Non so perché ma quando indossavo la mascherina, la mia vista calava di conseguenza.

- Forse in un film o in qualche fumetto… Gruppo Alfa, mi dice? Sembra un termine adatto a una fiction fantascientifica.

- No, purtroppo. Si tratta di un gruppo di persone che gioca alla fantascienza, questo sì. Eppure, sono persone reali che fanno danni e procurano pensieri a noi, a me in particolare. Tempo fa, lei fu convocato in questi uffici a proposito di un suo amico scomparso. Ora, questo cadavere è stato identificato con il nome di questa persona ma lei non lo riconosce.

- Infatti, non l’ho mai visto. Se fosse il corpo di un mio amico, lo saprei.

- Certo, un morto è il ricordo di un vivo. E una menzogna è solo il contrario della verità.

- Non esiste una sola verità.

- Non giochi con me. Lei scrive, io metto la gente dietro le sbarre o in una camera di sicurezza. Sa che potrebbe essere considerato complice di un omicidio?

- Se muore qualcuno che io non conosco, o riconosco, come potrei esserne responsabile anche solo teoricamente?

Il funzionario giocherellò per qualche minuto con una matita, sul piano della sua scrivania, ingombra di carte e di fascicoli.

- Bene, forse le gioverà guardare il corpo direttamente. Penso di doverla fermare per qualche giorno, solo per andare a Viterbo, dove è stata trasportata la salma.

- Voglio parlare con il mio legale.

- E cosa dovrebbe dirgli? Lei è stato fermato ai sensi l’articolo 349, codice di  procedura penale.

- Mi faccia capire. Se non ricordo male, quell’articolo parla di identificazione di persone. Io ho esibito un documento valido.

- Io parlo del morto che vede in questa foto. Vede ma non riconosce. Strano perché si tratta del suo amico scomparso. Quindi, io penso che lei stia mentendo e devo capire per quale motivo. Le basta?

- Insisto per parlare con un legale.

- Al tempo. Ci parlerà al termine delle ventiquattro ore previste per il fermo. A proposito: dov’era e cosa ha fatto nel mese di gennaio?

- Dove vuole che fossi? A casa mia, con mia moglie.

- Strano perché il suo cellulare risulta scomparso dalla solita cella per almeno quindici giorni, tra dicembre e gennaio.  

- Posso dirle che ho avuto un problema alla batteria, poi ho trovato una soluzione con una compatibile. Sa come vanno queste cose. Il mio cellulare è un vecchio modello.

- Io penso che lei non fosse a Roma, in quel periodo. Eravamo in pieno lockdown.

- E allora? Viaggiare è ancora permesso in questo paese? In sogno, poi, viaggio ovunque. 

- Molto spiritoso. Forse deve riflettere un po’ e riordinare le idee.

Detto questo, il funzionario di polizia si alzò e uscì dalla stanza, chiudendo a chiave la porta dall’esterno.

Estratto dal romanzo I RETTILI TRA NOI, pubblicato tramite Amazon, e ottenibile da chiunque per soli 99 centesimi. Non lo troverete in alcuna libreria. La grande editoria italiana, gli autori italiani, spesso, neppure li vede.

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