giovedì 29 giugno 2023

LA MORTE NON GIOCA A CARTE - 10

 


10. Quel che non capisce la gente è che spesso n uomo cerca la sua fine, coscientemente. Il mondo non ha più molte ragioni da esprimere, per lui e quando se ne accorge, diventa normale l'impensabile e si attenuano molte inibizioni legate alla coscienza di sè ormai troppo usata e considerata per essere in qualche modo dotata di una qualunque importanza. 

Come uno di quei vecchi quadri che rappresentano una situazione ideale e forse felice anni fa, e che ora sono diventati un ricordo polveroso come le loro cornici sbiadite. Facile, in quel frangente, che si torni a considerazioni infantili, ai gusti ormai dimenticati e persino alle abitudini obsolete, come mangiare cibi per ragazzini o intrattenersi con passatempi minimali.

Quel luogo, per me, era vivente nei ricordi, quando brulicava di famiglie in cerca di svago estivo dopo un inverno faticoso, e sentivo risuonare le grida dei bambini felici che si mischiavano ai rumori delle stoviglie nelle cucine.

La desolazione odierna strideva con quei ricordi colorati e profumati mentre in quel preciso istante avvertivo il peso degli anni più che in altri momenti.

Non potevo sapere quale valore la mia esistenza avesse per il mio persecutore, ma più che altro non sapevo nemmeno con esattezza quale fosse il valore che le conferivo io stesso. 

Troppo giovane per essere stanco e troppo vecchio per avere l'entusiasmo sufficiente a guardare alla vita che ancora mi aspettava con fiducia, stavo sopravvivendo a me stesso. Era strano provare paura in quel momento della mia vita.

Mi stavo annoiando mortalmente quando la morte era venuta a a bussare alla mia porta, giorni prima.

Andai a cercare la chiave del portone principale, dipinto di verde bottiglia, sotto i vasi del porticato e puntualmente la trovai. Le piante che contenevano, rigogliose un tempo, erano diventate architetture scheletriche fatte da rametti rinsecchiti.

La serratura risultò sorprendentemente morbida ed entrai nell'ambiente che sapeva di rancido molto facilmente. Avevo pensato di nascondermi, semplicemente, dove nessuno sarebbe venuto a cercarmi. Un luogo dove non potevano seguirmi a piedi senza essere avvistati. 

Chiunque fosse il mio nemico, se si fosse avvicinato a quel luogo, lo avrei individuato ben presto. O almeno, così avevo progettato. 

In fondo, non sapevo quanto mi sarei fermato e neppure come avrei fatto a procurarmi il necessario per nutrirmi. Stavo seguendo il piano di Cassini, in attesa che si facesse sentire di nuovo. Fondamentalmente, dipendevo da lui. 

Il mio cellulare aveva comunque campo sufficiente. L'antenna doveva trovarsi nel paese vicino, a circa un chilometro in linea d'aria. Tra me e il paese, c'era un boschetto e un piccolo torrente di acqua che ricordavo freschissima.

Continua

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