7. Arrivai alla Stazione Termini solo alle venti. Dovevo pensare che se il misterioso nemico mi aveva seguito fino al mio momentaneo rifugio cittadino, era in grado in qualche modo d' identificare qualsiasi mio spostamento. Per questo motivo, avevo scambiato il mio cellulare con quello di riserva di Xander e con tale dispositivo avevo inviato un messaggio di testo a Cassini, ovunque si trovasse, senza peraltro ricevere risposta.
Mentre attendevo il treno, munito del solito bagaglio leggero recuperato alla pensione, riflettendo sulla mia situazione, devo ammettere che non quadrava alcun ragionamento logico. Stavo fuggendo da un tizio che mi perseguitava, in grado di seguirmi ovunque andassi, e senza poter immaginare neppure lontanamente chi fosse e perché volesse uccidermi. Una minaccia diretta e concreta ma completamente invisibile.
I miei passati nemici erano tutti morti oppure neutralizzati dalla polizia. Poi era spuntato questo tizio, quasi dal nulla.
Potreste pensare che un cartomante passi il suo tempo a godersi una vita tranquilla e senza patemi d'animo se non le visite della guardia di finanza.
Nel mio caso, non si era verificata esattamente questa situazione. Vivevo di libere offerte, avevo una clientela quasi esclusivamente femminile, e pur non essendo certo benestante, tutto sommato avrei dovuto almeno non patire troppi problemi. A quarant'anni, ormai, potevo ammettere che quel progetto di vita non si fosse realizzato.
Le strane avventure che aveva proposto Jimmy Cassini erano state una fonte di guai, certamente; per il resto ero andato a cercarli con la lente d'ingrandimento anch'io. Ripensandoci, il tutto aveva un non so che di completamente assurdo.
Era mio destino trovarmi in assoluta difficoltà? Bene, nel qual caso ero proprio al mio posto.
Avevo sempre considerato i tarocchi una vera fonte di saggezza. La tentazione di rivolgermi a loro, era troppo forte, quindi tirai fuori da una tasca della borsa il mio mazzo preferito. Il contatto tra le mani e la pezza di velluto che li avvolgeva risultò particolarmente confortante.
Seduto su una panchina di cemento, mischiai le carte, e le tagliai per estrarne una sola.
Voltai la carta: era l'Arcano numero tredici: la Morte.
Restai a fissarla, cercando d'intuire il messaggio che stava riportando dal mio inconscio.
Nei tarocchi, La Morte rappresenta un cambiamento brusco, traumatizzante, assoluto. Molto raramente può predire il decesso del consultante. In certe versioni dei tarocchi, viene rappresentata senza il nome, ma solo con il numero tredici. Si dice che fosse un modo per non spaventare il consultante.
La mia esistenza, secondo quella predizione, doveva mutare per sempre. Certo, stava cambiando, seppur in maniera un po' troppo traumatica, e se avessi voluto rappresentarla con una lama dei tarocchi, avrei piuttosto pensato al Matto.
Continua
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