lunedì 26 giugno 2023

LA MORTE NON GIOCA A CARTE - 8

 


8. Salii sul treno un'ora dopo. Si era verificato un breve ritardo a metà percorso mentre il convoglio arrivava nella maggior stazione romana. 

Puntavo a tornare a una località in Toscana, dove da piccolo passavo il mese di agosto con i miei genitori. Roba di oltre trent'anni fa. Sarei arrivato con il buio, poche ore dopo l'inizio del nuovo giorno. 

Sul treno, mi sistemai in seconda classe, posto ottenibile con il costo di una corsa in bus fino al limite della zona prevista con il semplice biglietto urbano. Avrei potuto acquistare un biglietto tramite il cellulare ma Cassini si era fermamente opposto. Sosteneva che qualsiasi procedura di validazione dl credito on line fosse una vera manna per eventuali spioni in ascolto. 

Mi aveva insegnato anche ad evitare le telecamere piazzate agli angoli delle vie e in mezzo a qualunque attraversamento umano. Secondo il mio amico, i controllori disponevano già di programmi di riconoscimento facciale e quindi, almeno in teoria, tutti noi eravamo costantemente seguiti ed intercettati durante ogni tragitto. 

Il 5 G aveva permesso d'implementare la potenza di rete sufficiente a mappare ogni cittadino. Al resto, provvedevano i sistemi inseriti in ogni cellulare o smartphone che si connettevano alla rete dei controllori in automatico. 

Non avevo motivi per credergli ma neanche ragioni per non farlo. Era ragionevole che il regime volesse tenerci tutti sotto controllo. Non ricordavo chi avesse detto che le vere guerre le Elite le rivolgevano contro i cittadini e non certo contro gli stati o le nazioni. Quelli, in quanto territori da amministrare, erano considerate solo mucche da mungere. 

Sul treno, la sonnolenza prese il sopravvento e chiusi gli occhi. Sognai subito Patrizia, le sue innumerevoli lamentele e le sue infinite rivendicazioni. 

Era un piccolo dittatore in gonnella molto affascinante e piena di evidenti bellezze estetiche, come il suo modo di atteggiarsi a femmina anche quando beveva il caffè o lavava i piatti a casa mia. Avevo sbagliato nel desiderarla troppo. Non che non fosse desiderabile ma avevo dimenticato l'insegnamento delle carte a cui avevo dedicato la mia esistenza. La lama che trattava i sentimenti amorosi era la numero 7, l'Innamorato. 

Questa è una carta di scelta, un bivio per la nostra coscienza anche se rappresenta una procace donna bionda e un'affascinante donna mora tre le quali deve scegliere e discernere un giovane biondo che, apparentemente, non sceglie fatto. Il significato della carta è proprio quello, nell'insegnamento spirituale che i tarocchi offrono ai veri conoscitori dell'Arte: non scegliere affatto. 

Non scegliere per non diventare schiavo di una delle due fazioni. La scelta determina uno squilibrio, quindi un versamento di energia  in favore di una delle due possibilità. Si può segretamente provare simpatia o preferenza per una delle due alternativa o magari per entrambe, ma è necessario mantenersi in equilibrio al di sopra di queste. Nel momento di un'eventuale scelta, l'equilibrio è rotto e la conseguente disarmonia delle correnti energetiche è ormai stabilita. 

Ovviamente, le carte ragionano a modo loro, costituendo un sistema perfetto, non dal punto di vista logico ma energetico. Quel che non comprendiamo mai è che alla base, anzi alla radice, del mondo fenomenale, quello in cui navighiamo quotidianamente, esiste un mondo fatto di semplice energia.

Anche il mondo onirico è fatto di semplice energia, che si attiva quando silenziamo la coscienza diurna. Un interruttore indispensabile ma anche indisponente dato che attivarlo o meno è soltanto una scelta energetica quindi involontaria che comincia con uno sbadiglio.

Nel sogno, la mia ex era soltanto una messaggera. E infatti, mi seppe avvertire nel momento giusto di un pericolo che stava per concretizzarsi.

Continua

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