14. Arrivammo al paese verso l'ora di pranzo. Ero in compagnia di una persona che mi aveva stupito a dir poco. Una donna che poteva rivelarsi velenosa come un'aspide.
Poca gente in giro. Donne frettolose che entravano e uscivano dai pochi negozi qualche vecchio seduto fuori dai bar.
Il rumore dei nostri passi era stridente sulla pavimentazione antica del paese, che contava non più di cinquemila anime, secondo il sito del comune.
Entrammo in un piccolo market poco distante dalla piazza principale. Volevo acquistare qualche provvista.
Appena possibile avrei cercato di sentire Cassini. Prima, dovevo capire cosa voleva la donna che era con me.
Ora che la guardavo meglio, si trattava di una trentenne nemmeno male. Mora, con un personale agile, poteva impersonare la distrazione giusta per farmi cadere in trappola.
Davanti al banco-frigo, le domandai:
- Non sai in che posizione si trova il mio persecutore?
Scosse il capo - No, ma penso che possa guardarti facilmente con un binocolo. Mi ha descritto con esattezza dove ti trovavi e i dintorni della pensione. Ora so che non prenderò i miei soldi ma almeno ho la coscienza a posto. Cosa farai?
Terminai i miei acquisti, cercando di prendere cibi non deperibili come formaggio, pane, e qualche scatoletta oltre a frutta e bottiglie d'acqua.
- Semplice... - risposi, una volta fuori dal market - Gli daremo quel che vuole e tu mi aiuterai, se vuoi.
- Tra poco devo iniziare il mio turno. Non sono qui in vacanza. Ti lascio il mio numero, per ogni evenienza.
-Ogni evenienza, davvero. Io non so se e quanto posso fidarmi di te...
Eravamo fermi al centro della piazza. La donna doveva andare al lavoro, in direzione contraria alla mia.
- Lo capisco. Ragiona sul fatto che mi sono confidata con te. Perché avrei dovuto metterti sull'avviso?
La gente ha una coscienza quando gli conviene, di solito. Sto invecchiando con questa certezza.
Ci separammo tranquillamente, con grande cortesia. Aveva promesso di telefonarmi se avesse risentito il suo micidiale contatto. Non mi sembrava il tipo da infilarmi uno stiletto tra le scapole, ma non potevo rischiare.
Quando tornai alla pensione, mi barricai dentro, chiudendo la porta a doppia mandata e sbarrando le finestre del pian terreno.
Ero assediato e non capivo come l'assassino potesse sempre trovarsi sulle mie tracce e senza farsi vedere. Come poteva pedinarmi con tanta precisione e nella più assoluta invisibilità?
Pranzai di mala voglia con cibo freddo. La frutta terminò il mio pasto. Avevo preso una scatola di caffè solubile e dovetti accontentarmi di una bevanda preparata con acqua fredda.
Stava facendo buio dato che il clima peggiorava rapidamente. Non sentivo freddo, ma un temporale si stava avvicinando.
Continua
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