15. Scese la notte con una velocità insospettabile. In collina, e in montagna capita anche di peggio: spesso ci si sorprende della rapidità con la quale la notte prende il posto del giorno nella girandola quotidiana delle nostre vite.
Ci attardiamo a cercare di svolgere i nostri compiti al meglio ma inevitabilmente, il buio viene a interrompere tutto, costringendoci almeno per un momento a pensarci. E se ci fermassimo davvero a riflettere su questo palcoscenico anche mal gestito, ci sarebbe da riflettere con mente serena e ferma, una buona volta. Magari, riusciremmo a capire il livello della nostra illusione, una favola che ci piace talmente da essere sostenuta anche da noi stessi visto che ce la ripetiamo volentieri all'infinito.
Qualcuno sostiene che al di là di tutto questo ci sia il caos, e potrebbe anche darsi.
Da parte mia, pensai di accendere un paio di candele e a quella debole luce, sufficiente tuttavia per rischiarare l'intera cucina della pensione dismessa, mangiai un panino freddo, ascoltando le ultime notizie tramite la radio nello smartphone.
Passarono le ore e il mio contatto non si fece sentire. Non mi aveva neppure detto il suo nome ma poteva trattarsi di un'altra bugia. Io non le avrei rivelato comunque il mio.
Una donna che era stata pagata per tradirmi e che si era improvvisamente pentita del gesto che stava per compiere, rivelandomi tutto. Potevo crederle? Decisi di no.
L'alba venne a svegliarmi verso le cinque del mattino con le candele ridotte alla metà. Ero riuscito ad assopirmi anche nella posizione da seduto sulle gambe incrociate e con la schiena poggiata alla parete. Mi alzai intorpidito come mai avevo sperimentato prima.
Ero affamato, stanco, depresso e con un vago mal di testa. Avevo sognato che Patrizia, la mia ex, fosse lì con me, insistendo per fare l'amore. Da parte mia, ero stranamente restio, e mi vergognavo di poterla ricevere in quell'ambiente desolato.
L'avevo persa dopo vent'anni di alti e bassi, desiderandola continuamente e litigandoci continuamente. Avrei voluto dimenticare le molte distrazioni che mi ero concesso nel frattempo. In sua assenza, la solitudine era stato il nemico peggiore che avessi mai affrontato.
Mi preparai un caffè solubile con l'acqua della bottiglietta drammaticamente fredda, sciogliendoci una bustina di zucchero di canna. Pensai che se dovevo scontare qualche torto commesso di recente, quella era la maniera meno dolorosa, tutto sommato.
Consumai l'ultima bottiglietta d'acqua per fare qualche pulizia personale.
Prima delle otto avevo già deciso di non poter restare a disposizione del mio persecutore misterioso e uscii da quella costruzione, diretto verso la fermata delle corriere.
Cassini risultava ancora non raggiungibile e senza la mia guida, ero un viandante disperso. La mia bussola, nella vita, erano stati i Tarocchi e allora, aspettando la corriera, seduto su una panchina solitaria sulla strada consolare, tirai fuori l'involucro di seta artificiale per scoprire tre carte.
Continua
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