16. Ritrovarsi a camminare verso una meta sconosciuta è la nemesi che tutti attendiamo con ansia variabile da persona a persona. Ci si sente esploratori di un percorso conosciuto dai più che ci hanno preceduto ma per noi diventa l'ultimo da percorrere.
Un dramma personale che nessuno conoscerà e senza neanche la voglia di farlo, come ci si ritrova sempre a salutare il mondo, nell'ultimo istante concesso da una vita arrivata al limite.
Erano anni che raccontavo a me stesso di poter vivere leggendo il futuro agli altri, ovvero a una clientela sempre minore, dato che le giovani donne pensavano che il loro destino fosse racchiuso nello schermo del proprio smartphone.
Erano quasi tutte signore mature, più o meno attempate, che invece mi avevano pagato l'esistenza confidando che un mazzo di carte potesse risolvere le loro ataviche incertezze.
Le ere umane segnano soltanto il modo in cui i viventi riescono a procurarsi da vivere.
In passato, c'era stata gente che aveva commerciato in acqua, ghiaccio, sale, carbone, legna, vivendo di questo traffico. Io avevo vissuto per venti anni procurando risposte a chi le cercava tramite un mazzo di carte. In fondo, ero soltanto sopravvissuto a me stesso e ne ero consapevole.
La verità è che i Tarocchi, che quasi nessuno conosceva e considerava più, erano e sono soprattutto un percorso iniziatico raccontato tramite immagini che parlano allo spirito. Un valore esoterico riservato quasi soltanto agli Arcani Maggiori, 22 in tutto, compresa la carta numero 0, Il Matto, che tuttavia si colloca al centro come inizio e fine di un ciclo.
Io li avevo utilizzati come un oracolo, traendone il nutrimento per un ciclo che stava per finire e infatti quasi nessuno mi cercava più per conoscere il destino. Semplicemente, molte clienti erano decedute durante la pandemia da Covid, ed io ero il loro ultimo orfano.
Un sopravvissuto di un'era precedente, come la corrispondenza ingiallita che avevo trovato in un libro acquistato in una rivendita di testi usati, a Roma. Il romanzo era stato pubblicato nel 1939, e tra le pagine avevo ritrovato, usata mo' di segnalibro, una bustina con un biglietto scritto a bordo di un transatlantico dell'epoca, in viaggio verso la colonia libica.
Quelle poche righe, scritte da un tizio a bordo della nave, e indirizzate al penultimo proprietario in Terra di quel romanzo, costituivano un valore unico che aveva collegato almeno tre esistenze nell'arco di due secoli: chi le aveva scritte e inviate, chi le aveva ricevute e lette ed io che le avevo rinvenute in un libro usato.
Quella corrispondenza ingiallita aveva lo stesso ruolo energetico di un mazzo di carte utilizzate per predire il futuro ma che erano state ideate da maestri ascesi per insegnare ai viventi la strada da compiere per raggiungerli, secoli prima.
Senza sapere chi fossi in realtà, e cosa potessi aspettarmi da questa vita, ero stato raggiunto da una comunicazione persa nel tempo, e da quel momento, ovvero pochi giorni dopo aver acquistato quel libro usato, la mia esistenza era cambiata a partire dal primo attentato alla mia vita.
Ero fuggito da quella situazione, inseguito da una minaccia che doveva essere nata nel mio passato, forse in risposta a un torto dimenticato, o persino ideata un folle che pensava di poter eliminare il suo dolore procurandone a me. Come se la sofferenza fosse un testimone da poter passare ad altri per liberarsene.
La mia strada forse stava per finire o magari sarebbe proseguita senza alcuna meta visibile al momento. L'unica certezza era che stavo percorrendo un cammino senza conoscerlo, e Il Matto mi rappresentava in pieno.
I Tarocchi come unica bussola nella vita, ancora una volta.
Continua
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