1.Avevo svolto l’attività di
cartomante per molti anni e con grande onore. Lasciai per stanchezza e anche
perché non credevo più alla missione di servire il prossimo predicendo il
futuro. Alcune spiacevoli vicende avevano poi fiaccato il mio fisico e infine
lo scontro con un povero demente mi aveva procurato due mesi di coma trascorsi
in un ospedale romano.
Il viso di un ex commissario
di polizia fu il primo che vidi una volta riaperti gli occhi. Lo avevo
conosciuto a causa di altre disavventure simili a quella che mi aveva quasi
ucciso. Fu per questo che gli fissai un incontro quando mi telefonò, pochi
giorni dopo. Ero tornato a casa mia, un piccolo appartamento nella periferia
meridionale romana.
Cella era ormai in pensione,
aveva settant’anni e non sembrava neppure invecchiato. Lo sguardo vigile e
attento, dietro gli occhialini dorati sul naso contrastava nettamente con la
pelata lucida che lo contraddistingueva fin da giovane. Indossava un gessato
chiaro, nonostante il caldo ma non la cravatta.
Si sedette sul mio vecchio
divano, per l’occasione rivestito da una coperta di seta finta a fiori
arancioni. Sembrava a disagio. In passato ci eravamo quasi sempre visti sulla
scena di qualche crimine oppure nel suo ufficio in commissariato.
Cominciò con il chiedermi come
mi sentivo e dopo qualche incerta rassicurazione da parte mia, chiese se poteva
accendere la pipa. Aveva iniziato a fumare tabacco in quel modo dal
pensionamento in poi.
Andai ad aprire la porta
finestra del balcone che guardava direttamente sulla strada sottostante, poi
tornai alla mia sedia da consulto. Nel mio monolocale, il divano era davanti
alla televisione e di lavoro alla scrivania con una capace poltroncina girevole
che avevo utilizzato per anni durante la mia passata attività di cartomante.
Dalla porta-finestra ora spalancata
arrivava l’aria fresca di quel settembre fin troppo frizzante. Cella guardò un
attimo una coppia di piccioni svolazzare dalla mia ringhiera verso la strada e
si schiarì la voce. Gli avevo già offerto una tazzina di caffè, cortesemente
rifiutata.
-
Un mio amico, un ex collega, mi ha chiesto aiuto. Sono qui per questo.
In
passato, e soltanto per un periodo di qualche mese, avevo fatto da consulente
per la polizia, regolarmente retribuito anche se a singhiozzo. Non era certo la
prima volta che un sensitivo, o almeno così ero considerato, collaborava con
gli inquirenti durante indagini su qualche crimine particolarmente complicato
da questioni relative all’occulto.
-
Non svolgo più attività di consulenza per nessuno. Vivo con la pensione di
invalidità, se vuole saperlo.
-
Invalidità? Non ne sapevo nulla. È stato a causa dello scontro con il suo
aggressore? – finse di meravigliarsi.
-
Beh, non ho certo fatto a capocciate con un tram. Ci metto attenzione
nell’attraversare la strada. Quattrocento euro al mese non sono molti. Mi hanno
negato l’assegno di accompagnamento. L’istituto di previdenza asserisce che
posso muovermi da solo.
Cella
sorrise – Questo è confortante. Non dovrò prenderla in braccio, almeno. Non si
preoccupi per le spese. Le chiedo soltanto una piccola consulenza dato che né
io né il mio amico poliziotto riusciamo a capirci qualcosa.
-
Un delitto a sfondo esoterico?
-
Una sparizione e una piccola strage. È accaduto mentre lei era ancora in coma.
Vicino Perugia. In mezzo al verde esiste una tenuta che qualche anno fa venne
acquistata da una specie di monaco di origine irlandese. Si faceva chiamare
Culton Osborne. Non abbiamo trovato traccia dei suoi trascorsi e neanche dei
suoi familiari. La sua storia sembra iniziare con l’acquisto di Villa Bella,
poco lontano da Perugia.
Ricordavo
dolorosamente la mia ultima indagine in Umbria. In quella regione avevo amato
alla follia una specie di fantasma.
-
Cosa avrebbe combinato questo monaco irlandese? – domandai, fissando il mio
interlocutore alla radice del naso. Avevo la netta sensazione che stesse
mentendo o almeno volesse nascondermi qualche particolare fondamentale. Non
avevo certo voglia di perdere tempo con questioni lontanissime da me, però avevo
bisogno di guadagnare. La vita da invalido rendeva ancor meno di quella
trascorsa a leggere il futuro nei Tarocchi.
-
Con esattezza non lo sappiamo. La questione è iniziata, per me, con la
richiesta d’aiuto del mio ex collega, il commissario Molteni. Sa che avevo
risolto casi simili, con la sua pregiata collaborazione, caro Mister Tau.
Cella
amava strizzare l’occhio quando mi chiamava con il mio vecchio nome d’arte.
Mario non gli piaceva proprio, a me sarebbe bastato quello.
-
Quindi è questo il motivo per cui l’ho ritrovata al mio capezzale.
-
Ero venuto a cercarla a casa sua e la portiera mi ha rivelato la sua brutta
situazione e il ricovero in ospedale, tutto qui.
Tossì
leggermente, allontanando la pipa dalla bocca e riprese:
-
Comunque, Molteni ricevette un rapporto dalla procura di Perugia. Uno degli
ospiti di Villa Bella era una sua collega cartomante di Roma, una nota
sensitiva.
Devo
omettere il nome della mia ex collega per ovvi motivi.
-
Ovviamente, la donna era stata invitata nel quadro di un convegno dal nome
invitante: il segreto della vita eterna. Il tutto pubblicizzato soprattutto
tramite social, per esempio Facebook e Youtube dove Osborne aveva un canale
chiamato La Porta del Mistero. Uno dei tanti simili dove si pretende di svelare
tutto quel che ci nasconde il sistema.
-
Ci credo. In quanto a quel che ci nasconde il sistema, ci sarebbe da parlare
parecchio. A me preoccupa di più quel che nemmeno il sistema conosce.
-
Beh, siamo in due. Dicevo che Osborne preparò il convegno e invitò letteralmente
mezzo mondo: una lista di cento invitati tra guru, agitatori di folle,
sensitivi, contattisti e medium. Le nazioni interessate: Germania, Francia,
Gran Bretagna, Slovenia, Montenegro, Russia, Belize, Venezuela. Brasile, Costa
D’Avorio, India, Pakistan e Alaska.
-
Alaska?
-
Ehm, pare che laggiù esista una vasta comunità di contattisti alieni.
-
Cosa c’entrano gli alieni con la vita eterna? Mi sembra un argomento per
alchimisti. – notai.
-
Lo chieda a Osborne, quando lo troveremo. È uccel di bosco fin dalla notte
stessa del grande avvelenamento. Dopo la prima giornata di congresso,
realizzata all’interno della tenuta, è seguito un banchetto. Dopo qualche ora
dalla sua conclusione, i partecipanti hanno cominciato ad accusare i primi
malori. Una discreta quantità di arsenico è stata rinvenuta nelle bevande
servite e nei dolci.
-
Tutti morti?
-
Secondo la poca servitù presente, sì, tranne Osborne, scomparso dopo la cena.
Nella villa lavoravano due cuoche, due camerieri e tre collaboratrici.
Strizzati a dovere dalla polizia locale hanno detto quel che le sto esponendo
ora e poco altro. Erano stati reclutati tramite un’agenzia pochi giorni prima e
non verranno pagati.
Estratto dal romanzo Il Segreto della Vita Eterna - Inedito.
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