Anche questo romanzo giallo è apparso per breve tempo sulla mia pagina Amazon, per poi essere proposto gratis su questo blog. La letteratura gialla è considerata letteratura da poco e comunque è uno del generi più noti e di successo dedicati alle persone che vogliono semplicemente trascorrere il tempo senza pensare ai vari problemi della loro esistenza, concentrandosi su una trama a carattere misterioso. Buona lettura.
- Il signor Perregrini. Il dottor Charr... - Paola finse un imbarazzo che avrebbe convinto solo un uomo molto più
ubriaco del tombarolo. Capivo però l’origine del suo nomignolo: il viso
sembrava fatto di cartapecora antica, ingiallita. Una fitta serie di
leggerissime rughe segnava la pelle rinsecchita in maniera impressionante; gli
occhi annacquati dal troppo alcool sembravano completare l’espressione d’un
uomo distrutto, ma qualcosa, nei gesti e nella pacatezza delle parole,
contrastava visibilmente con l’aspetto esteriore.
- Ho sentito parlare di lei, dottor Charr! - disse, gentilmente, dopo
averci invitati a sedere - Sempre a caccia di misteri etruschi, vero? Non può
essere un caso, la sua presenza qui. E scommetto che la simpatica signorina
romana desidera che io le ripeta i particolari del mio incontro con la Donna
Bianca...
- Non solo! - rispose Paola. con il solito tono gioviale - Sono tornata a
Viterbo per la seconda puntata del mio reportage e desidero chiederle se è
venuto a conoscenza di fatti nuovi.
Mummia sorrise. Le rughe sembrarono penetrare ancor più profondamente
nella pelle intorno alla bocca - Per quanto mi riguarda, dopo il suo articolo,
ho dovuto sopportare l’assalto di ogni genere di scocciatori: altri
giornalisti, semplici curiosi, archeologi della domenica e qualche speculatore.
E tutti volevano conoscere l’ubicazione della tomba maledetta!
- E lei non ha parlato.
- Esatto, dottor Charr: non ho parlato e non parlerò! A scanso
d’equivoci, sia ben chiaro, neanche lei saprà nulla al riguardo...
- Non sono venuto per fare domande, amico mio, ma per ascoltare quel che ha da dire.
Paola tirò fuori dalla borsetta un piccolo portafoglio, ma il tombarolo
la fermò con un gesto cortese della mano.
- No, signorina, stavolta no. Vede, dottor Charr, mi sono fatto dare
qualche soldo dai giornalisti in cerca di notizie solo finché avevo qualcosa di
nuovo da raccontare... Ma ora che devo ripetere quanto ho già detto... mi
accontenterò d’un bicchiere di vino!
- Quanti ne vuole, Perregrini - acconsentii, cercando di nascondere il
mio disprezzo - e mi creda: non vado a caccia di tombe etrusche, ma di verità
storica. Si dà il caso che intorno a questa storia della Donna Bianca, come la
chiamate voi, si stia scatenando una ridda di voci e di strane teorie che non
aiutano certo la mia ricerca. Si parla dell’incarnazione di una dea etrusca, è
vero?
- E’ vero. Stavo passeggiando per i boschi...
- Dove? - lo interruppi, confidando nel tasso alcoolico del suo sangue.
Perregrini scosse la testa - Non chiarirò mai a nessuno dov’è localizzata
la tomba! Dicevo: stavo passeggiando per i boschi quando, improvvisamente, mi
resi conto che le piogge dei giorni passati avevano fatto sprofondare il
terreno in certi punti...
- Alt. Senta, Perregrini: ho l’assoluta necessità di accertarmi che lei sia sincero. Nessuno, del resto, la obbliga a concederci questo colloquio, ma la prego di considerare che non siamo qui per motivi turistici. La signorina D’Este ed io stiamo lavorando. Detto questo, le garantisco che quanto dirà oggi non verrà divulgato nell’articolo della signorina D’Este se non nei modi e nei termini che potrete concordare. Per essere chiaro: so benissimo che lei è un tombarolo di professione e che quindi non va per boschi a raccogliere funghi. Dica pure quel che ritiene opportuno, ma sempre e comunque la verità: solo così potrà esserci utile!
Il tombarolo schioccò la lingua prima di bere un lungo
sorso di vino. Indirizzai un cenno al tizio del bar, rimasto sulla
soglia:
- Una brocca del miglior rosso che avete!
Paola toccò la mano ossuta di Perregrini - Andiamo, signor Gianni, lei si
trova tra amici! Non deve aver paura d’alcunché.
Il tombarolo sorrise. Doveva piacergli, tutto sommato, trovarsi al centro
dell’attenzione. Il tipo d’uomo che avrebbe pagato per un attimo di celebrità,
pensando così di riscattare tutta una vita di pesante mediocrità. - Sì, sarò
sincero, dottor Charr. Stavo cercando quel che cerco da sempre: il grande
colpo! Sapevo che le abbondanti piogge dei giorni precedenti avrebbero
facilitato il lavoro del mio spillone. Non mi fido troppo dei metodi moderni:
io cerco reperti etruschi come faceva mio padre, e prima di lui mio nonno!
- Well. S’è recato in quella determinata zona di proposito, oppure stava
cercando a casaccio?
Mummia scosse la testa - Non vado mai a casaccio. Sentivo che dovevo
recarmi in quella zona. Lo sentivo e basta.
Bevve un altro, lungo sorso di
vino. L’oste portò una brocca da almeno due litri d’un rosso profumato che fece
brillare gli occhi del vecchio tombarolo.
- Camminavo, tra l’erba ancora bagnata, tra le foglie di castagno marcite ed il fango, quando notai, a qualche passo da me, una buca simile ad un cratere. Il terreno, pensai, do
veva essere sprofondato. Per fortuna, ero venuto di giorno, anziché di
notte... Di notte è più sicuro, ma con la luce del giorno ti rendi conto di
dove metti i piedi e lo spillone. Per quelli che lavorano tra i boschi, come
me, questo è
essenziale. Amici miei, che lavorano nella zona di Ostia, devono
necessariamente uscire di notte: sarebbe troppo facile, per gli sbirri,
avvistarli in pieno giorno! Ma dicevamo della grande buca... Presi lo spillone
e mi avvicinai con una certa cautela per dare un’occhiata, quando,
all’improvviso e senza alcun rumore, un viso di donna bellissimo spuntò
come per magia tra i sassi ed il fango!
Mi fermai, sorpreso ma non spaventato: quel volto femminile era troppo bello
per incutere il benché minimo terrore...
Altra sosta ed altra bevuta. Gli occhi del tombarolo erano sbarrati: il
ricordo di quella scoperta generava in lui uno sgomento del tutto autentico.
- Beh, vi assicuro - riprese - che quella ragazza non era un fantasma. E’
salita lentamente dalla buca, con quel suo vestito candido ed il sorriso
radioso. I capelli lunghi, biondo-ramati, ondulati, le carezzavano i fianchi...
Non ero spaventato, no... ma cominciavo ad essere inquieto. Non era logica quella
presenza, non era normale.
L’uomo appariva sincero; le mie speranze di rivedere Celia non erano mai
state tanto vive pur nell’assurdità di quel racconto - Continui, Perregrini -
lo esortai - Anche il minimo particolare di quanto ha visto e sentito, può
avere, per me, un’importanza assoluta!
- Non ho molto da dire, a questo punto. Quando la ragazza cominciò a muovere i primi passi verso di me, le mani protese, ho provato un terrore istintivo. Ero combattuto tra quel che vedevo e quel che pensavo: la ragazza era reale, bellissima, umana quanto me; ma allora, cosa ci faceva dentro quella che, presumibilmente, era una tomba etrusca? Mentre avanzava verso di me, ho provato a chiederle che razza di scherzo fosse; ho pensato ad una burla degli amici: Cecchetto e Rinaldo stavano magari ridendo a squarciagola dietro il tronco d’un castagno... Li ho anche chiamati, mentre arretravo e la Donna Bianca avanzava. Ho visto bene il suo viso. Pallida come il marmo, signori miei, pallida come un fantasma. E per la prima volta, la Donna Bianca parlò: ‘’ Io sono Velthe! ‘’ disse ‘’ Sono la grande dea degli antenati del tuo popolo.’’ Qualcosa, nelle sue parole, nel suo tono, fece crollare i miei nervi. Abbandonai spillone e pala per scappare via. Correvo come un fulmine, mentre la ragazza mi ordinava di tornare indietro. Avevo paura, una paura incontrollabile.
- E un po’ se ne vergogna... - azzardai.
- A mente fredda, sì. È da quel giorno che ci sto pensando: se mi fossi
fermato a parlarle, anche per convincerla a venire con me a Viterbo, mi sarei
evitato un sacco di fastidi! Lo sapete che i carabinieri, spesso e volentieri,
vengono ad interrogarmi? E gli incidenti!... Qualche superstizioso straparla di
misteri, di congiure! Cercano di farmi confessare reati che neanche ho capito
bene... Poi, quel maresciallo Donati, che osso duro!
- Non capisco - disse Paola - perché se la prendono con lei, signor Gianni!
Quali accuse le rivolgono?
- Mi accusano, in breve, d’aver inventato di sana pianta l’esistenza di questa specie di fantasma. Magari, in combutta con altri: ad esempio, quel matto di Santa Caterina. Intan-
to, non posso lavorare, con gli occhi di tutti addosso! Se avessi
mentito, se fosse stato uno scherzo... ve lo immaginate uno come me che corre
dai carabinieri?
Guardai, istintivamente, la porta: sulla soglia dell’osteria, il padrone ascoltava
attentamente.
- Il padrone di questo bar è suo amico?
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