sabato 5 ottobre 2024

VITTIME SACRIFICABILI, un estratto

Pubblico un breve estratto di uno dei racconti che fa parte della raccolta VITTIME SACRIFICABILI. La nostra editoria nazionale ignora, in ogni senso, pubblicazioni del genere e quindi devo parlarvene io, su questo blog. NON troverete mai nelle librerie questo volume. Potete ringraziare gli editori nazionali italiani, qui nel buio e periglioso Draghistan. Ringraziateli anche da parte mia. 

 

Nel 1955, un medico estone, in servizio presso il sotto-distretto di Kainantu in Papua Nuova Guinea durante gli anni '50, Vincent Zigas, deceduto nel 1983, classificò una strana malattia del tutto simile al morbo di Creutzfeldt-Jakob, isolato e descritto nelle pubblicazioni scientifiche di trent’anni prima.

Per lo specialista europeo, si trattava, in breve, di comprendere l’insieme dei gravi disturbi che colpivano il sistema neurologico di alcune tribù di indigeni viventi allo stadio primitivo nella Nuova Guinea. In particolare, s’interessò, insieme al microbiologo e pediatra statunitense Carleton Gajdusek, della tribù dei Fore della Papuasia, infettati da una malattia da loro chiamata kure.

Questo morbo era caratterizzato da sintomi che partivano dall’iniziale perdita di stabilità e di equilibrio, da movimento irregolari e involontari dei bulbi oculari, oltre a tremori in vari muscoli del corpo che progressivamente aumentavano. Generalmente, sopravveniva la morte in un periodo che poteva arrivare anche fino ai 50 anni dalla manifestazione dei primi sintomi di neurodegenerazione.

La storia che sto per raccontare dimostra purtroppo che le scoperte di allora del medico occidentale non bastano a evitare l’origine e nuovi focolai di una malattia che sopravvive dunque anche ai giorni nostri e che deriva essenzialmente da tradizioni ataviche che tardano a scomparire.

Alberto era tra l’irrequieto e l’ansioso e queste sue caratteristiche caratteriali spesso indispettivano Katia oltremisura. La ragazza, da poco laureata in medicina, si mise a sbuffare rumorosamente mentre parlava al cellulare.

- Che cos’è, il rumore del bollitore dell’acqua? Stai per prepararti un tè? – chiese, polemicamente, il ragazzo, laureato anche lui da poco e grande ammiratore delle forme fisiche della biondissima collega.

- No, è la locomotiva delle mie guance che non smette di rullarmi in bocca tramite il fiato. Sembri mia madre, pace all’anima sua, caro amico. Non sono tua figlia, hai capito?

- Per mia fortuna, dato che sono cotto di te. Andiamo, che ci vai a fare nel Nuovissimo Mondo? È dall’altra parte della Terra, sai?

- Innanzitutto, non sono convinta come te che la Terra sia un globo, e lo sai. E comunque, la Papua Nuova Guinea è uno dei paesi maggiormente multiculturali del pianeta. Ne ho sentito parlare benissimo. Poi, mi sa tanto d’ inesplorato, proprio come la mia personalità. Voglio immergermi nella sua natura incontaminata, come nell’assoluta vastità dei miei pensieri e dimenticare questa cazzo di laurea che mi ha fatto congestionare le meningi.

- Ma pensa tu. C’è gente che festeggia fino al mattino la propria laurea e tu scappi da sola fin laggiù… ci terrai tutti con il fiato sospeso fintanto che non torni, lo capisci?

- Ma sono solo due mesi… sopravvivrai.  Anzi, se vi mancherò tanto, forse non mi starete attaccati come mocciosi alla gonna della mamma quando ritornerò. Si dimenticano presto le cattive abitudini. E chissà, magari quando torno, mi potresti invitare a cena, se ti va.

Il commissario Santini fissò il dottor Rossi con sospetto. O almeno così parve a quest’ultimo.

- Tutto qui? – chiese dopo mezzo minuto buono.

Alberto Rossi strabuzzò gli occhi dietro gli occhialini tondi che conferivano un minimo di serietà al volto da bambino belloccio che si ritrovava.

- Eh, sì. Katia ha interrotto la telefonata dopo queste poche frasi. E’ fatta così: non sopporta che qualcuno si preoccupi di lei. Da quel momento non l’ho più sentita. E oggi fanno appunto sei mesi.

La giornata era nuvolosa. Il clima cominciava a farsi troppo fresco anche se l’autunno era stato caldissimo fino a fine settembre. L’inizio di ottobre pareva voler cambiare del tutto le caratteristiche del tempo a Roma.

- Quindi, stiamo parlando di una sua amica o della sua ragazza? In che rapporti eravate?

Alberto ci aveva pensato bene prima di andare in commissariato a sporgere denunzia di scomparsa. Gli altri amici e amiche del gruppo di cui faceva parte Katia, erano divisi su questa scelta. Per alcuni di loro, un carattere come quello della giovane laureata in medicina, poteva anche contemplare una fuga romantica con un ragazzo del posto. Insomma, Katia era considerata uno spirito libero a tutto tondo in un corpo tutto curve, con un viso d0 angelo e una cascata di riccioli biondi.

- Rapporti d’amicizia. Eravamo colleghi di corso all’università.

Il commissario si stava rigirando tra le mani la fotografia in cui Katia sorrideva, con ai fianchi due amiche, scattata ormai un anno prima nello stesso periodo.

- Solo amici?

Alberto sospirò – Purtroppo sì. Gli altri amici e amiche, tra cui le ragazze che vede ai fianchi di Katia, non ci trovano nulla di strano in questa lunga assenza. Ma io, sì.

- E infatti, ho qui davanti la sua denunzia di scomparsa. Una domanda ancora: è proprio sicuro che la ragazza sia partita quel sabato dello scorso marzo?

- Ma certo; mi disse, il giorno prima della telefonata che ha ascoltato, di voler prendere l’aereo da Roma fino ad arrivare a Port Moresby. Un viaggio, mi pare, di ventisei ore. Volevo vederla prima che partisse e senza farmi notare da lei,  mi sono appostato sul binario del treno che dalla Stazione Termini arriva a Fiumicino Aeroporto. Eccola qui, in fotografia.

Alberto porse di nuovo il cellulare al funzionario.

Il commissario, un uomo arrivato poco oltre la sessantina, si tolse gli occhiali e avvicinò il piccolo schermo agli occhi.

- Questa ragazza bionda con il vestito celeste e la valigia color crema?

- Sì, è lei.

- Ma si vede solo di schiena.

- Giuro che è lei.

Il commissario restituì di nuovo il cellulare al neodottore.

- Bene, voglio crederle. Cos’è successo dopo aver scattato questa fotografia?

- Katia ha preso il treno ed è partita per l’aeroporto.

Pazientemente, il commissario aggiunse:

- Voglio sapere se lei è salito su quel treno oppure no.

- No, volevo solo vederla partire.

- E da allora la dottoressa Merlini non si è fatta viva né con lei né con i suoi parenti  o altri amici?

- Per quel che so io, l’unica parente ancora viva, è un’anziana signora che vive vicino Milano, la sorella del padre, ormai ottantenne. L’ho chiamata varie volte, dopo i primi tre mesi, ma Katia non si è fatta viva nemmeno con lei.

Il commissario aveva già preso appunti sulla situazione familiare e sulle principali amicizie della ragazza scomparsa. Non voleva farsi un’opinione su quella faccenda prima di ragionarci un po’ su. Non solo a Roma o a Milano, scompare tanta di quella gente che è impossibile capire in anticipo dove possa andare a cacciarsi anche una specie di angelo come quello, un po’ troppo appariscente per svanire nel nulla.

In casi simili, come per le molte sparizioni denunciate all’estero, di turisti improvvisati e senza troppi scrupoli che vogliono provare l’ebbrezza della scoperta di paesi e genti poco note, di solito sopraggiungono le notizie del ritrovamento dei cadaveri molto prima di sei mesi. Ormai gli Italiani pensano di poter tenere il mondo nelle proprie mani e soprattutto di poter girare senza troppe precauzioni ovunque vogliono, con risultati spesso deludenti se non tragici.

Le sue riflessioni furono interrotte dal dottor Rossi:

- Cosa potete fare? Vi rivolgerete alle autorità del posto? Mi farete sapere qualcosa?

- Dipende dal giudice istruttore. Raccoglierò tutte le notizie che posso trovare e insieme alle foto e alla registrazione audio tratte da questo suo cellulare, formerò un fascicolo che conterrà la sua denunzia. Lo passerò al prefetto che a sua volta girerà il tutto al commissario per le persone scomparse. In seguito, nell’ambito delle  iniziative  di  propria  competenza,  il  prefetto valuterà, una volta sentiti i pareri dell’autorità giudiziaria e dei familiari della persona  scomparsa,  l’eventuale  coinvolgimento  degli   organi  di informazione,  comprese  le  strutture  specializzate,  televisive  e radiofoniche, che hanno una consolidata esperienza nella ricerca d’ informazioni sulle persone assenti o scomparse. Potrei chiedere notizie alla Procura della Repubblica ovviamente.

- Chi la cercherà veramente? Andrete fin laggiù?

Il commissario vide negli occhi di Alberto la disperazione tipica che si nota nello sguardo di un uomo innamorato e ne provò pietà. A tutti è capitato di perdere una persona cara.

- Voglio essere sincero con lei. Potete pensare quel che volete, lei, i suoi amici più stretti. Auguro a tutti voi che la bella dottoressa Merlini sia coinvolta in una fuga d’amore. In caso contrario… Vi faremo sapere.

- Ovvero, ci farete sapere se ne ritrovate i resti…

- Non posso darle troppe illusioni. Se è stata vittima di un crimine, a scopo di rapina, come accade spesso ai nostri turisti all’estero; o, peggio, vittima di un episodio più cruento…Per esserne certi, dovremo poter ricostruire i suoi movimenti fino a trovare qualche traccia concreta. Una donna troppo bella, e sola, in un paese così estraneo ai nostri usi e costumi… Dottor Rossi, lei mi capisce.

Il giovane laureato lo fissava ancora con occhi spenti quando si fece passare un collaboratore dall’ufficio accanto al telefono interno. Voleva una copia del file audio del telefonino e la fotografia cartacea dell’immagine della schiena della ragazza scomparsa presa alla stazione e, possibilmente, entrambi con una datazione certa.

brano tratto da VITTIME SACRIFICABILI

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