Pubblico un breve estratto di uno dei racconti che fa parte della raccolta VITTIME SACRIFICABILI. La nostra editoria nazionale ignora, in ogni senso, pubblicazioni del genere e quindi devo parlarvene io, su questo blog. NON troverete mai nelle librerie questo volume. Potete ringraziare gli editori nazionali italiani, qui nel buio e periglioso Draghistan. Ringraziateli anche da parte mia.
Nel 1955, un medico estone, in
servizio presso il sotto-distretto di Kainantu in Papua Nuova Guinea durante
gli anni '50, Vincent Zigas, deceduto nel 1983, classificò una strana malattia
del tutto simile al morbo di Creutzfeldt-Jakob, isolato e descritto nelle
pubblicazioni scientifiche di trent’anni prima.
Per lo specialista europeo, si
trattava, in breve, di comprendere l’insieme dei gravi disturbi che colpivano
il sistema neurologico di alcune tribù di indigeni viventi allo stadio
primitivo nella Nuova Guinea. In particolare, s’interessò, insieme al
microbiologo e pediatra statunitense Carleton Gajdusek, della tribù dei Fore
della Papuasia, infettati da una malattia da loro chiamata kure.
Questo morbo era caratterizzato
da sintomi che partivano dall’iniziale perdita di stabilità e di equilibrio, da
movimento irregolari e involontari dei bulbi oculari, oltre a tremori in vari
muscoli del corpo che progressivamente aumentavano. Generalmente, sopravveniva
la morte in un periodo che poteva arrivare anche fino ai 50 anni dalla
manifestazione dei primi sintomi di neurodegenerazione.
La storia che sto per raccontare
dimostra purtroppo che le scoperte di allora del medico occidentale non bastano
a evitare l’origine e nuovi focolai di una malattia che sopravvive dunque anche
ai giorni nostri e che deriva essenzialmente da tradizioni ataviche che tardano
a scomparire.
Alberto era tra l’irrequieto e
l’ansioso e queste sue caratteristiche caratteriali spesso indispettivano Katia
oltremisura. La ragazza, da poco laureata in medicina, si mise a sbuffare
rumorosamente mentre parlava al cellulare.
- Che cos’è, il rumore del
bollitore dell’acqua? Stai per prepararti un tè? – chiese, polemicamente, il
ragazzo, laureato anche lui da poco e grande ammiratore delle forme fisiche
della biondissima collega.
- No, è la locomotiva delle mie
guance che non smette di rullarmi in bocca tramite il fiato. Sembri mia madre,
pace all’anima sua, caro amico. Non sono tua figlia, hai capito?
- Per mia fortuna, dato che sono
cotto di te. Andiamo, che ci vai a fare nel Nuovissimo Mondo? È dall’altra
parte della Terra, sai?
- Innanzitutto, non sono
convinta come te che la Terra sia un globo, e lo sai. E comunque, la Papua
Nuova Guinea è uno dei paesi maggiormente multiculturali del pianeta. Ne ho
sentito parlare benissimo. Poi, mi sa tanto d’ inesplorato, proprio come la mia
personalità. Voglio immergermi nella sua natura incontaminata, come nell’assoluta
vastità dei miei pensieri e dimenticare questa cazzo di laurea che mi ha fatto
congestionare le meningi.
- Ma pensa tu. C’è gente che
festeggia fino al mattino la propria laurea e tu scappi da sola fin laggiù… ci
terrai tutti con il fiato sospeso fintanto che non torni, lo capisci?
- Ma sono solo due mesi… sopravvivrai. Anzi, se vi mancherò tanto, forse non mi
starete attaccati come mocciosi alla gonna della mamma quando ritornerò. Si
dimenticano presto le cattive abitudini. E chissà, magari quando torno, mi
potresti invitare a cena, se ti va.
Il commissario Santini fissò il
dottor Rossi con sospetto. O almeno così parve a quest’ultimo.
- Tutto qui? – chiese dopo mezzo
minuto buono.
Alberto Rossi strabuzzò gli
occhi dietro gli occhialini tondi che conferivano un minimo di serietà al volto
da bambino belloccio che si ritrovava.
- Eh, sì. Katia ha interrotto la
telefonata dopo queste poche frasi. E’ fatta così: non sopporta che qualcuno si
preoccupi di lei. Da quel momento non l’ho più sentita. E oggi fanno appunto
sei mesi.
La giornata era nuvolosa. Il
clima cominciava a farsi troppo fresco anche se l’autunno era stato caldissimo
fino a fine settembre. L’inizio di ottobre pareva voler cambiare del tutto le
caratteristiche del tempo a Roma.
- Quindi, stiamo parlando di una
sua amica o della sua ragazza? In che rapporti eravate?
Alberto ci aveva pensato bene
prima di andare in commissariato a sporgere denunzia di scomparsa. Gli altri
amici e amiche del gruppo di cui faceva parte Katia, erano divisi su questa
scelta. Per alcuni di loro, un carattere come quello della giovane laureata in
medicina, poteva anche contemplare una fuga romantica con un ragazzo del posto.
Insomma, Katia era considerata uno spirito libero a tutto tondo in un corpo
tutto curve, con un viso d0 angelo e una cascata di riccioli biondi.
- Rapporti d’amicizia. Eravamo
colleghi di corso all’università.
Il commissario si stava
rigirando tra le mani la fotografia in cui Katia sorrideva, con ai fianchi due amiche,
scattata ormai un anno prima nello stesso periodo.
- Solo amici?
Alberto sospirò – Purtroppo sì.
Gli altri amici e amiche, tra cui le ragazze che vede ai fianchi di Katia, non
ci trovano nulla di strano in questa lunga assenza. Ma io, sì.
- E infatti, ho qui davanti la
sua denunzia di scomparsa. Una domanda ancora: è proprio sicuro che la ragazza
sia partita quel sabato dello scorso marzo?
- Ma certo; mi disse, il giorno
prima della telefonata che ha ascoltato, di voler prendere l’aereo da Roma fino
ad arrivare a Port Moresby. Un viaggio, mi pare, di ventisei ore. Volevo
vederla prima che partisse e senza farmi notare da lei, mi sono appostato sul binario del treno che
dalla Stazione Termini arriva a Fiumicino Aeroporto. Eccola qui, in fotografia.
Alberto porse di nuovo il
cellulare al funzionario.
Il commissario, un uomo arrivato
poco oltre la sessantina, si tolse gli occhiali e avvicinò il piccolo schermo
agli occhi.
- Questa ragazza bionda con il
vestito celeste e la valigia color crema?
- Sì, è lei.
- Ma si vede solo di schiena.
- Giuro che è lei.
Il commissario restituì di nuovo
il cellulare al neodottore.
- Bene, voglio crederle. Cos’è
successo dopo aver scattato questa fotografia?
- Katia ha preso il treno ed è
partita per l’aeroporto.
Pazientemente, il commissario
aggiunse:
- Voglio sapere se lei è salito
su quel treno oppure no.
- No, volevo solo vederla
partire.
- E da allora la dottoressa
Merlini non si è fatta viva né con lei né con i suoi parenti o altri amici?
- Per quel che so io, l’unica parente
ancora viva, è un’anziana signora che vive vicino Milano, la sorella del padre,
ormai ottantenne. L’ho chiamata varie volte, dopo i primi tre mesi, ma Katia
non si è fatta viva nemmeno con lei.
Il commissario aveva già preso
appunti sulla situazione familiare e sulle principali amicizie della ragazza
scomparsa. Non voleva farsi un’opinione su quella faccenda prima di ragionarci
un po’ su. Non solo a Roma o a Milano, scompare tanta di quella gente che è
impossibile capire in anticipo dove possa andare a cacciarsi anche una specie
di angelo come quello, un po’ troppo appariscente per svanire nel nulla.
In casi simili, come per le
molte sparizioni denunciate all’estero, di turisti improvvisati e senza troppi
scrupoli che vogliono provare l’ebbrezza della scoperta di paesi e genti poco
note, di solito sopraggiungono le notizie del ritrovamento dei cadaveri molto
prima di sei mesi. Ormai gli Italiani pensano di poter tenere il mondo nelle
proprie mani e soprattutto di poter girare senza troppe precauzioni ovunque
vogliono, con risultati spesso deludenti se non tragici.
Le sue riflessioni furono
interrotte dal dottor Rossi:
- Cosa potete fare? Vi
rivolgerete alle autorità del posto? Mi farete sapere qualcosa?
- Dipende dal giudice
istruttore. Raccoglierò tutte le notizie che posso trovare e insieme alle foto
e alla registrazione audio tratte da questo suo cellulare, formerò un fascicolo
che conterrà la sua denunzia. Lo passerò al prefetto che a sua volta girerà il
tutto al commissario per le persone scomparse. In seguito, nell’ambito delle iniziative
di propria competenza,
il prefetto valuterà, una volta sentiti
i pareri dell’autorità giudiziaria e dei familiari della persona scomparsa,
l’eventuale coinvolgimento degli
organi di informazione, comprese
le strutture specializzate, televisive
e radiofoniche, che hanno una consolidata esperienza nella ricerca d’
informazioni sulle persone assenti o scomparse. Potrei chiedere notizie alla
Procura della Repubblica ovviamente.
- Chi la cercherà veramente?
Andrete fin laggiù?
Il commissario vide negli occhi
di Alberto la disperazione tipica che si nota nello sguardo di un uomo
innamorato e ne provò pietà. A tutti è capitato di perdere una persona cara.
- Voglio essere sincero con lei.
Potete pensare quel che volete, lei, i suoi amici più stretti. Auguro a tutti
voi che la bella dottoressa Merlini sia coinvolta in una fuga d’amore. In caso
contrario… Vi faremo sapere.
- Ovvero, ci farete sapere se ne
ritrovate i resti…
- Non posso darle troppe
illusioni. Se è stata vittima di un crimine, a scopo di rapina, come accade
spesso ai nostri turisti all’estero; o, peggio, vittima di un episodio più
cruento…Per esserne certi, dovremo poter ricostruire i suoi movimenti fino a
trovare qualche traccia concreta. Una donna troppo bella, e sola, in un paese
così estraneo ai nostri usi e costumi… Dottor Rossi, lei mi capisce.
Il giovane laureato lo fissava
ancora con occhi spenti quando si fece passare un collaboratore dall’ufficio
accanto al telefono interno. Voleva una copia del file audio del telefonino e
la fotografia cartacea dell’immagine della schiena della ragazza scomparsa
presa alla stazione e, possibilmente, entrambi con una datazione certa.
brano tratto da VITTIME SACRIFICABILI
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