Era
già sera quando ci ritrovammo, con B. a casa di G. Avevo telefonato al medico
per cercare conforto. Il temporale aveva appena smesso di flagellare la città
ed io avevo replicato a tre messaggi telefonici di Elisa che voleva da me la
risposta che non ero stato capace di darle nel ristorante e prima di scortarla
a casa.
Ero
stretto in una morsa implacabile: un amore che temevo di aver perso per sempre
e un amore che lottava per entrare definitivamente nella mia vita.
G.
mi fissava con feroce concentrazione. Sembrava volesse scandagliare ogni più
recondito nascondiglio della mia anima. Dopo un minuto, mi chiese:
-
Prima che iniziamo questa riunione, ha qualcosa da dirci?
B.
tossicchiò leggermente, come per mostrare un certo imbarazzo. Talvolta, la
lucidità di quell’uomo mi sorprendeva, somigliando alla precognizione.
Lo
fissai per rassicurarlo, mentre rispondevo che non c’era, purtroppo, nulla di
nuovo.
Seguì un
momento di imbarazzato silenzio. Poi G. si alzò dalla sua poltroncina.
Il mio
ospite ci mostrò un curioso macchinario, fatto esteriormente da una scatola di
legno rettangolare con alcune lancette e grafici per me senza significato. Un
piccolo pulsante verde era posto nell’angolo destro in basso, accanto una
lampadina dello stesso colore ora spenta. La scatola era stata tratta da una
libreria della casa, e non era più grande di un notebook. Doveva essere molto
leggera dato che G. l’aveva portata dalla libreria sulla scrivania reggendola
con una sola mano.
- Questo
apparecchio misura le variazioni magnetiche significative. A parte alcune
spiegazioni tecniche un po’ pesanti da ascoltare, è sufficiente capire che
durante le interferenze dei campi magnetici che costituiscono la realtà
collettiva dove viviamo e ci orientiamo tutti noi, si vede una pesante
nebbiolina verde oppure una sorta di muro fatto di nebbia dello stesso colore.
In quel preciso frangente, è possibile spostarsi nello Spazio-Tempo con
opportune manovre o, come purtroppo spesso accade, per motivi ed eventi
indipendenti dalla nostra volontà. Le leggi fisiche che conosciamo, non
esistono più, e la stessa materia cambia drammaticamente di consistenza.
- Quindi – lo interruppe B. – accade quel che
si manifestò nel Philadelphia Experiment… Bene, e se l’apparecchio
registra variazioni consistenti di campo magnetico, cosa accade?
Sapevo che
l’Esperimento di Filadelfia sarebbe avvenuto nel corso della Seconda Guerra
Mondiale. Chiamato anche Progetto Arcobaleno, si dice sia stato organizzato
dalla Marina USA, diretto dal prof Rinehart e con la partecipazione di
scienziati del calibro di Nikola Tesla e Albert Einstein. La Marina aveva il
problema di ideare una sorta di anti-radar che, funzionando al contrario,
celasse la presenza delle sue navi ai sottomarini tedeschi, che ne facevano
strage. Gli scienziati pensavano che applicando una forte variazione dei campi
magnetici ad oggetti metallici, questi non fossero visibili agli impulsi dei
radar.
Oggi la Marina USA nega che
l’esperimento sia mai avvenuto ma lo scrittore Morris Ketchum Jessup fin dal
1955 propagandò motivi ed esecuzione di tale procedura. Egli affermava di
sapere che gli USA praticavano applicazioni di retro-ingegneria dal ritrovamento
di velivoli alieni caduti sul pianeta e disse di aver ricevuto tre lettere da
un misterioso testimone che si firmava Carlos Miguel Allende il quale avrebbe
ricordato articoli di giornale dell’epoca sull’Esperimento di Filadefia che lo
scrittore non riuscì a ritrovare.
Secondo Allende, il 28
ottobre del 1943, la nave USS Eldridge, ormeggiata nel porto di Filadelfia,
alle 17,15 sarebbe scomparsa alla vista di tutti per riapparire nel porto di
Norfolk, in Virginia. Jessup non poteva, comunque confutare il racconto del suo
misterioso interlocutore e non proseguì con le indagini, fintanto che due anni
dopo, fu contattato egli stesso dall’Office of Naval Research di Washington a
causa degli elementi contenuti in un suo libro. Di fatto, il corpo del povero
Jessup fu ritrovato due anni dopo all’interno della propria automobile alla
vigilia di un appuntamento nel quale avrebbe riproposto il caso di Filadelfia,
fornendo altre prove.
Libri e film portarono alla
conoscenza della pubblica opinione i fatti descritti, e nel 1990 Alfred Bielek
confermò pubblicamente di aver partecipato all’Esperimento di Filadelfia e di
essere uno dei pochi sopravvissuti. Infatti, durante l’applicazione dei campi
magnetici unificati alla USS Eldridge, barca e marinai si trovarono sospesi nel
tempo e Bielek stesso avrebbe vissuto nel futuro per qualche settimana,
esattamente nel 2137; poi due anni nel 2749. Fu fatto rientrare nella propria
epoca grazie all’azione di uno in particolare del team di scienziati che
partecipavano al progetto: John Von Neumann.
Bielek è stato più volte
smentito da testimoni ed ex marinai della USS Eldridge, tuttavia ha riportato
quel che avrebbe visto nel futuro: un mondo dominato dal Nuovo Ordine Mondiale
e sconvolto da pesanti cambiamenti climatici.
Poi una guerra che vedrà contrapposte Russia e Cina contro Usa ed Europa
e finirà con la sconfitta del Nuovo Ordine Mondiale. E vide nel 2749 che
l’umanità sopravvissuta sarà ospitata all’interno di città galleggianti sugli
oceani con le persone che non avranno più necessità di un governo potendo
comunicare istantaneamente tra loro telepaticamente e disponendo di qualunque
bene necessario per vivere.
G.
sorrise per l’affermazione di B. – Una volta acceso tramite il tasto che
vedete, le lancette segnano una situazione standard, oppure una situazione
media, come durante un forte temporale o forte variazione. Semplice, no?
-
E cosa accade nel nostro mondo se esiste una forte variazione? – domandai.
B.
mi fissò, serio – Possono verificarsi alcune interferenze anche drammatiche.
Era
facile comprendere come la situazione ipotizzata dai due amici, potesse
riguardarmi direttamente. Stavano pensando che alcune delle mie vicissitudini
dipendessero da variazioni magnetiche del campo terrestre? E lo chiesi a G.
- È una
possibilità. La macchina, d’altra parte, ha un range di appena
due-trecento metri. Avere la sensazione di vivere situazioni perse nel passato,
o nel futuro, potrebbe dipendere da variazioni come quelle accennate. Tanto per
ricordare un autore a noi tutti caro, Signorelli, ebbe il primo segnale della
sua medianità una volta entrato nelle grotte di Macchia Grande, lo scrive lui
stesso. Può darsi che il particolare stato di quei recessi abbia stimolato
opportunamente le sue facoltà precognitive, permettendo di capirne le
potenzialità e infine di canalizzare messaggi dal passato. Di sicuro, lo
scrittore canalizzava messaggi medianici e quando tali provenienze non erano
più sufficienti, organizzò anche sedute collettive con più medium.
da BAGLIORI SUL BULICAME
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